"Bamboccioni": il termine è stato usato per la prima volta nel dibattito politico italiano nell'ottobre del 2007 dall'allora ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa, quando presentò la Finanziaria comprensiva di misure utili per "schiodare" i ragazzi italiani dalla casa dei genitori. Già all'epoca la sortita del severo ministro fece scalpore, ma soprattutto si aprì un dibattito sul "mammismo" dei giovani italiani, per altro proverbiale nella caricatura dei vizi nazionali, specie nel confronto con giovani europei o di Oltreoceano.
Polemica di recente ripresa dal ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta, che ha improvvidamente pensato a un prelievo sui pensionati per aiutare i giovani a rendersi indipendenti dalla propria famiglia. Capisco quanto sia rischioso generalizzare e non si può far finta che non esistano problemi veri di disoccupazione, di precariato, di salari bassi e anche il legittimo desiderio dell'affettività familiare in epoca di grandi solitudini. Ma, d'altra parte, ci sono comodità, vizi, insicurezze che fragilizzano ulteriormente i giovani che rischiano un'adolescenza infinita e deresponsabilizzante. Un effetto nido, comodo e caldo, che arresta il tempo e crea situazioni risibili e assieme tristissime con uomini adulti che ordinano per telefono la pastasciutta e la bistecchina a mammà, che partono in viaggio con attempati genitori condividendone le amicizie, che non crescono mai perché hanno il loro ciuccio virtuale ben piazzato in bocca. "Bamboccioni", appunto.