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09 mar 2010

Superare il solo "Pil"

di Luciano Caveri

Quel che è interessante nella mia esperienza europea (e europeista) è la possibilità, in molte occasioni, di imparare delle cose, spesso su argomenti che paiono distantissimi dalla realtà, ma scavando scopri quanto certi ragionamenti apparentemente astratti incidano in profondità e ci servano anche in Valle per non morire di ordinaria amministrazione. Pensate al "Prodotto Interno Lordo", che è un vecchio ma sempreverde indicatore di crescita e progresso, di cui noi - per molte ragioni - siamo piuttosto vittime come valdostani nell'assioma "Pil elevato=Bengodi". Spesso il nostro importante "Pil" pro capite è diventato infatti un tormentone in negativo e un suo uso esclusivo è un trappolone in epoca di federalismo fiscale in Italia e anche di redistribuzione futura dei fondi comunitari.  Eccone una spiegazione sintetica: "La grandezza fondamentale della Macroeconomia è il "Pil". Il "Pil" è il valore di mercato di tutti i beni e servizi finali prodotti in un paese in un dato periodo di tempo". In tutto il mondo, ma l'Europa ci riflette seriamente, si stanno studiando correttivi e addendi che devono consentire di capire davvero che cosa sia la crescita  e come si rifletta sulla qualità della vita dei cittadini e delle comunità.  Discutendo di statistica, qualche tempo fa, dicevo dell'utilità di avere dati seri e affidabili per decidere settore per settore, ma ciò non significa non sforzarsi nel cercare dati sempre più certi e indicatori davvero affidabili, evitando in particolare un fossato fra l'insieme di dati e la percezione comune. Ricordo sull'euro: le autorità negavano i rincari, noi li subivamo in barba alle certezze dei rilevamenti. Quel che importa è dunque avere quei correttivi che rendano la fotografia chiara e nitida, non sfocata, "Pil" compreso.