Conosco Gianni Torrione da tanti anni: un'espressione della "bourgoisie" aostana e di quella parte "progressista", che c'è sempre stata in città dai tempi della Rivoluzione francese sino ad oggi. Dotato di un'eloquenza naturale e spiritosa, che nella poesia - suo porto segreto - si trasfigura in un'introspezione con un velo di malinconia, Torrione è stato in politica fra gli anni Sessanta e Ottanta, prima in Comune ad Aosta, dove è stato sindaco, e poi consigliere regionale del Partito socialista, sfiorando una volta l'elezione in Parlamento. Lo ricordo bene nell'emiciclo di Palazzo regionale, con la sua figura snella ed elegante, in quei Consigli Valle d'antan dove certe personalità erano straordinarie e gli scontri epocali. Come giovane cronista, assistevo con interesse e divertimento ai dibattiti. Di recente Torrione, che a dispetto dell'età non ha perso curiosità intellettuale e gusto della ricerca, ha scritto il libro "Tàppa Lo ba - Buttalo giù. 1946 - Valle d'Aosta tra autonomia e annessionismo. Cronaca giornalistica di un anno difficile". Molto della pubblicazione - con la foto di copertina del figlio Stefano che fa vedere il celebre balcone dell'ufficio del Presidente della Valle - è dedicato a due figure cardine dell'epoca: Federico Chabod (che venne appunto, come da titolo, minacciato di essere fatto cadere) e Severino Caveri (antagonista che prese in seguito il ruolo di Presidente). L'espressione "cronaca giornalistica" penso che valga per due ragioni: l'uso per il libro delle fonti giornalistiche di allora e anche la necessità di prendere una qualche distanza dagli storici di professione. Certo è che Torrione non si tira indietro con ricostruzioni e interpretazioni, assumendosi a pieno la responsabilità di quanto dice. Io non so se abbia sempre ragione, specie su mio zio e i suoi comportamenti, ma gli va riconosciuto il coraggio di parlare di temi che non tutti, a 65 anni dai fatti, affrontano volentieri e non a caso la nostra storia contemporanea è piena di buchi. Gli regalo, pensando ai bei verger del centro di Aosta spesso nascosti alla vista, questa frase di Félix Leclerc: "Ce n'est pas parce que je suis un vieux pommier que je donne de vieilles pommes".