Da lunedì sino a giovedì della prossima settimana, in una logica prenatalizia, i programmi regionali di "RaiVd'A" propongono, una per sera, le pièces teatrali presentate al pubblico qualche giorno fa dallo "Charaban". Sul loro sito, così si presentano: "Lo Charaban è una compagnia teatrale dilettantistica che recita in dialetto valdostano (il patois). E' nato ad Aosta nel 1958, quasi per scherzo da un'idea di René Willien (ideatore e fondatore, amante delle tradizioni della Valle d'Aosta, deceduto prematuramente nel 1979). Grazie però alla grande passione dei suoi componenti che hanno saputo in quegli anni riprendere in mano il timone, oggi lo Charaban conta ormai 50 anni di attività. [...] Dai primi spettacoli del 1958 in una sala teatrale di dimensioni ridotte è passato oggi a fare il "tutto esaurito" per una settimana intera di repliche nel più grande teatro della città, il "Teatro Giacosa di Aosta". La compagnia, (data la non professionalità dei componenti, in effetti sia gli attori che i macchinisti sono tutti dilettanti ai quali piace ritrovarsi per lavorare insieme nell'intento di dare un contributo alla salvaguardia del patois e delle tradizioni valdostane) si presenta al pubblico solamente una volta all'anno quasi sempre a fine novembre, e questo per i tanti appassionati è diventato ormai un appuntamento irrinunciabile, al punto che si è disposti a fare la coda al botteghino dal giorno precedente. Tutte le commedie recitate in questo mezzo secolo hanno raccontato in varie forme, (ironica, comica, satirica), la vita familiare le usanze, la politica, le varie forme di vita sociale, della Valle d'Aosta cercando di stare al passo dell'evoluzione della società dal dopoguerra ad oggi". Proporre le commedie in televisione non solo è un riconoscimento della dignità di lingua del franco-provenzale, ma permette anche tutti quelli che non hanno potuto andare direttamente a teatro di poter vedere gli spettacoli. Il fenomeno teatrale in Valle è interessante: ci sono le compagnie di appassionati in diversi comuni che, riuniti nella "Federachon", animano nel patois assai diversi fra loro la rassegna primaverile; ci sono alcuni compagnie professionali che, in italiano e francese, propongono spettacoli, specie a vantaggio delle scuole. Certo manca un'"istituzione". Ricordo come, osservando il fenomeno del "Teatro Stabile" di Bolzano che opera ormai da sessant'anni, in occasione di una dei molti tentativi di riordino del sistema teatrale italiano, feci un pensiero sull'opportunità di presentare un emendamento per avere anche noi qualche cosa del genere, magari con attenzione a questa nostra ricchezza del pluralismo linguistico. Ma ogni riforma si arenò.