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23 dic 2010

Non ci resta che aspettare

di Luciano Caveri

Normalmente, da parecchi anni, scrivo ogni mattina queste mie annotazioni e dunque "chi si collega" - e siete in molti anche se non suono mai la grancassa degli accessi - sa di trovare qualche cosa di nuovo rispetto al giorno prima. Oggi sono in imbarazzo perché sarebbe ridicolo non parlare della "fiducia" in Parlamento, ma gli orari del voto impediscono di scrivere qualche cosa di sensato se non, come i giornali che ho sfogliato stamattina, barcamenarsi in previsioni e pensosi editoriali sulla crisi della politica italiana, qualunque risulti alla fine il risultato della "conta". Per cui oggi, a differenza del solito, aggiorno il mio post al... post voto, sapendo che solo dopo l'esito della Camera dei deputati si potrà scrivere qualche cosa di nuovo e di conseguente all'esito finale. Tuttavia, pur non avendo la sfera di cristallo per capire l'esito della "fiducia" fra parlamentari gravide, "ribaltonisti", "trasformisti" e parlamentari "che tengono famiglia", ritengo che il voto in sé alla fine non cambi nulla e dall'esito non usciranno con chiarezza vincitori e vinti. Sconfitta, infatti, è l'autoproclamata Seconda Repubblica che affonda con lentezza nelle sabbie mobili.