Brutto periodo, direi tombale, per i tunnel ferroviari di collegamento fra l'Italia e il resto d'Europa attraverso le Alpi, giudicati a suo tempo indispensabili per rendere più veloci i collegamenti per le persone, ma anche e soprattutto per le merci, evitando in buona parte il trasporto su gomma. Quando ero alla guida della "Commissione Trasporti" del Parlamento europeo, ormai una decina di anni fa, inserimmo due tracciati nella "Rete Transeuropea": il traforo di base del Brennero e il tunnel di base sull'itinerario Torino-Lione. Il primo fra il Tirolo del Sud e il territorio austriaco aveva preso un certo vantaggio ed era oggetto ormai di attese ottimistiche per la sua realizzazione. Ma proprio l'Austria in questi giorni ha "allungato" la fase preliminare sino al 2016 e par di capire che solo allora si vedrà se l'opera proseguirà o no. Intanto, la pazienza europea sta arrivando al limite per l'altro collegamento fra Piemonte e Savoia, avendo Bruxelles posto il mese di marzo come limite invalicabile per capire se, dopo tante parole, Italia e Francia metteranno i soldi, che sbloccherebbero i soldi comunitari. Insomma: una débâcle di cui c'è poco da essere lieti, perché sanciranno - con la sola eccezione del traforo di base del San Gottardo in Svizzera che vedrà l'apertura all'esercizio non prima del 2017 - il quasi monopolio dei trasporti su gomma rispetto alle due direttrici ferroviarie che dovevano servire a trasferire dai Tir ai vagoni ferroviari una parte importante delle merci. Le circostanze mostrano come oggi sia irrealistico parlare del tunnel ferroviario fra Aosta e Martigny se le opere già avviate da tempo languono fra crisi economia-finanziaria e la paura di infilarsi in opere pubbliche così colossali. Sarebbe bene, defunta la "Convenzione Alpina" e il collegato "Protocollo Trasporti" (dopo il "no" Svizzero e il solito traccheggiare dell'Italia), che gli Stati su questi due trafori la smettessero di giocare a nascondino e facessero il... gioco della verità.