Ho interloquito in diverse occasioni con Tommaso Padoa Schioppa, quando ero Presidente della Valle. Romano Prodi lo aveva scelto come Ministro dell'Economia sia per le evidenti capacità e competenze sia per le sue caratteristiche di "impolitico". Nel senso che molto spesso certe scelte difficili, come l'imposizione assai rude del "Patto di stabilità" alle Regioni, venivano più facilmente calate dall'alto da un "tecnico" d'indubbio valore e certe sue rigidità nelle discussioni consentivano in seguito a Prodi stesso di intervenire come mediatore. Quel che era interessante di Padoa Schioppa, uno dei padri dell'euro, era proprio la visione europeistica di un uomo che aveva sviluppato, per ragioni generazionali, la sua azione a partire dagli anni Sessanta. Quella formazione, familiare e scolastica, di stampo internazionale lo spinse a quell'osservazione sociologica dei giovani «bamboccioni», che sortì un mare di polemiche, ma che - a conti fatti - ebbe il pregio di innescare una riflessione profonda sull'Italia di oggi. Un uomo di elevata statura culturale e morale, un autentico galantuomo, che osservava con stupore certo degrado odierno.