E' necessario definire il futuro delle società d'impianti a fune in Valle, ormai tutte pubbliche dopo l'ingresso fra le "partecipate" regionali del Breuil-Cervinia e di Courmayeur, le uniche due stazioni valdostane private, considerate dall'Unione europea, per le loro dimensioni, di rilevanza internazionale. I famosi orientamenti europei in tema di "aiuti di Stato", che trattai alla fine direttamente con il Commissario Mario Monti, consentirono alla Valle di mantenere una generosa normativa di sostegno al settore, ma con una serie di "paletti" da rispettare che sono ancora in vigore. Nel frattempo - e senza deroghe particolari - lo Stato ha definito in modo sempre più stringente le responsabilità di amministratori di società pubbliche in deficit e impedendo forme di ricapitalizzazione per società "partecipate" in rosso. Sappiamo come il settore degli impianti lo sia per ragioni strutturali. E' vero che «fatta la legge, trovato l'inganno» ma il tema, al di là dei rischi delle trattative con Bruxelles, deve essere l'occasione, pensando che oggi ci sono automatismi di responsabilità contabile quasi automatici, per capire chi sta in piedi e chi no e soprattutto per operare forme vere di coordinamento fra gli impianti, mirando al risparmio e non creando ulteriori costose sovrastrutture, specie in tempi di "vacche magre" per lo sci. Già da molti anni si ragiona sull'argomento ma le spinte europea e nazionale obbligano all'azione e provvedimenti transitori non migliorano i conti. In gioco c'è il turismo invernale.