
Solo tra qualche tempo capiremo bene perché Silvio Berlusconi abbia chiesto, attraverso una tornata di elezioni amministrative, di essere sottoposto ad una sorta di plebiscito. Un errore, perché il "no" è arrivato inaspettato nel suo esito proprio da Milano, capitale del berlusconismo, e non credo che la situazione cambierà al secondo turno. Questo conta come tendenza generale e spaccare il capello in quattro conta poco. La scelta di buttarsi a babbo morto nella campagna elettorale è derivata dallo scricchiolio nei sondaggi? Oppure l'insieme dei processi aveva bisogno, come antidoto, di un momento "carismatico" del capo con il suo popolo? I prossimi giorni, almeno sino ai ballottaggi, non credo riserveranno sorprese particolari: tutto quel che c'è resterà attaccato con il "Bostik" e poi penso che i segnali si faranno forti. Quando parlavo di declino del berlusconismo, con le sue implicazioni nelle alleanze locali, sono stato sbertucciato e additato come il solito "sinistrorso". Non è mai stato questo il punto: bastava annusare l'aria per capire che il temporale era nei paraggi e ora si sentono i tuoni che si avvicinano e poi diluvierà. I risultati elettorali andranno letti con attenzione ma sin da ora è bene essere guardinghi e ricordare che l'eccessiva personalizzazione della politica - con il leader assolutista - è pericolosa e fragilizza i partiti.