Molti libri si sono occupati dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Fate un salto in una libreria o nell’ottimo sistema bibliotecario valdostano e resterete stupiti dai molti titoli di autori che si sono messi, a vario modo, sulle tracce di questo anniversario. Era normale che così fosse: il mondo editoriale italiano è costretto a inseguire l'asfittico numero di lettori, uniformandosi anche a mode e tendenze e quest'anno il ricordo del 1861 era una stella polare per gli editori grandi e piccoli. Quel che vi colpirà è la ricchezza di volumi sul Sud nel solco di un revisionismo storico attorno al Risorgimento e all'Unità d’Italia.
Si afferma in modo crescente il mito di un'"età d'oro" di un Meridione vittima del Nord. Le tesi più o meno coincidenti portano a discorsi del genere: il Sud ricco è stato rapinato dal Nord; il brigantaggio era un fenomeno "resistenziale" contro le angherie dei piemontesi; i Borboni erano molto più moderni di quanto fossero i rozzi Savoia; il Sud doveva seguire il "suo" sviluppo e ne avreste viste delle belle (voi nordisti!). A parte che la storia si scrive e non si fanno scenari immaginari, resta chiara la libertà di sostenere qualunque cosa, perché è il bello della democrazia, essendoci però alcuni limiti di buonsenso. Da questo punto di vista credo che nessuno debba santificare gli esiti precedenti e conclusivi del Risorgimento e la retorica patriottarda va considerata decantata e ciò consente maggior serenità di giudizio. La Storia la scrivono sempre i vincitori ed i "piemontesi" l'hanno vinta, ma da lì a rovesciare la frittata esistono dei paletti intoccabili. L'idea che il Sud sarebbe diventato il "giardino del Mediterraneo", nel caso in cui l'unificazione non fosse stata imposta, è esattamente corrispondente all'immagine fittizia di partenza, quando si pretende che il Sud all'epoca fosse una meraviglia e non una zona povera ed arretrata. E' comodo, da questo punto di vista, individuare un "nemico" cui ascrivere disastri e manchevolezze, perché i 150 anni hanno attraversato epoche molte diverse in cui però c'è stata una costante: a conti fatti c'è stato un incredibile fiume di denaro che da Roma, e poi da Bruxelles, è affluito verso il Sud, dando gli esiti noti. Oggi, senza farla troppo lunga, i nostri partner europei ci chiedono conto delle ragioni che impediscono in larga parte del Mezzogiorno un utilizzo sufficiente dei fondi strutturali, che restano non solo inutilizzati, ma ormai vengono utilizzati altrove da chi dimostra di essere più virtuoso. Questa idea di "baloccarsi" con le vicende storiche può certo avere un suo fascino: potremmo anche noi valdostani giocare con un sorta di "se fosse". "Se fosse" che Garibaldi non scendeva al Sud? "Se fosse" che i Savoia avessero guardato a Nord? "Se fosse" che nel dopoguerra fosse successa una cosa piuttosto che un'altra? Esercizi di stile: meglio applicarsi al presente e al futuro.