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22 lug 2011

Scrivere a mano

di Luciano Caveri

Chissà che cosa ne penserebbe Marcel Bich, l'imprenditore francese di origine valdostana (in verità nato a Torino nel 1914), che, ottenendo i diritti di brevetto dall'inventore argentino-ungherese László József Bíró (morto in povertà), cui apportò delle migliorie, commercializzò nel mondo la "biro Bic", togliendo l'acca. Lo conobbi ad una festa a Châtillon, paese d'origine della famiglia (lasciò alla Regione il castello d'Ussel), quando era ormai anziano, prima della sua morte avvenuta nel 1994. Aveva riscoperto il piacere delle sue radici valdostane. Da lui, svelto d'ingegno, mi sarebbe piaciuto avere un commento sulla progressiva scomparsa della scrittura a mano, sostituita da metodi - sempre più sofisticati - di scrittura elettronica, oggi lanciatissimi sui sistemi vocali. Quando ho cominciato le elementari avevamo ancora il buco per l'inchiostro sul banco, oggi limito la scrittura manuale a firme, appunti veloci (se devo parlare a braccio) e compilazione di residui formulari cartacei. Un cambiamento epocale su cui forse lo stesso Bich non indulgerebbe più di tanto e d'altra parte la commercializzazione di massa della sua "Bic" aveva seppellito i metodi precedenti di scrittura.