L'altra sera ho parlato alla presentazione di un libro (con annesso un filmato con una bella intervista), dedicato ad un politico francese di origine valdostana, George Valbon, curato dal regista Carlo Rossi per l'Avas, acronimo che sta per "Association valdôtaine archives sonores", che così riassume la missione nel proprio sito: "fondata nel 1980, ha come scopo quello di raccogliere tutto ciò che costituisce memoria della Valle d'Aosta, come testimonianze sonore e video, oggetti, documenti, ricerche, per restituirlo alla comunità valdostana in forme diverse di comunicazione". Fra questi ci sono anche una quarantina di libri. George Valbon era nato a Parigi nel 1924 e morì, a 85 anni, nel 2009 in Valle d'Aosta, terra d'origine di suo padre, emigrato all'inizio degli anni Venti per cercare lavoro (alla "Ansaldo" si preferiva assumere immigrati piuttosto che operai locali, come spiega nel video lo stesso Valbon) e per ragioni di opposizione al fascismo (i fratelli Valbon avevano fondato a Nus una sezione del Partito Comunista Italiano). Così scrissero su l'"Humanité" Marie-George Buffet secrétaire nationale du Parti communiste français et Pierre Laurent coordinateur du Parti communiste français: «la mort de Georges Valbon nous touche au cœur. C'est toute la Seine-Saint-Denis qui est en deuil, c'est tout le PCF qui pleure un combattant inlassable, un dirigeant apprécié de tous. Résistant dès l'âge de dix-sept ans, il devint après-guerre un militant de la cause du monde du travail et de la création dans les villes du nord-est de la région parisienne, Bobigny et la Seine-Saint-Denis doivent beaucoup à son énergie, à son audace sociale et culturelle, à son esprit d'ouverture, qui demeure la marque de ces territoires. Le Parti communiste perd en Georges Valbon un homme de combat et d'écoute. Il nous manquera beaucoup». Il libro parte da un manoscritto dello stesso Valbon, sotto forma di lettera ai numerosi nipoti, in cui racconta le origini valdostane della sua famiglia a Blavy e poi la sua lunga vita per il Partito e per i suoi amministrati. Lo fa con un tono molto umano, da politico-amministratore, che inseguì l'utopia comunista (la moglie Catherine, a fianco a me nella serata, mi diceva quale dramma fosse stato per loro la caduta del "Muro di Berlino" e la fine dell'Unione Sovietica) e con uno struggente legame con la terra dei suoi avi. Carlo Rossi, nel curare il volume e il video, ricostruisce con grande efficacia la personalità di questo uomo, votato ad un ideale e assieme politico concreto pronto a rispondere alle necessità dei cittadini. Nel rispetto della sua coscienza, nominato alla Presidenza dell'Ente carbonifero francese, ma contrario alla politica di smantellamento e alla pesante politica sociale in questo settore, salirà all'Eliseo per dare le dimissioni davanti al Presidente François Mitterand. Rara coerenza. Io ho solo reso onore al suo impegno politico, ricordata l'amicizia con Giulio "Dudo" Dolchi e segnalato come nel dna dei valdostani ci sia la politica che mette assieme il carattere individualista e la capacità collettiva, che sono le due facce del montanaro.