Sono contento che Internet diventi un agone politico anche in Valle d'Aosta e non mi riferisco a chi usa la tecnologia anche da noi solo per fabbricare veleni. Sinora, come blogger politico, ero quasi una mosca bianca: altri, anche illustrissimi, erano sbarcati sul Web con loro siti analoghi al mio, ma poi le loro pagine sono rimaste in parte inanimate o raramente rinfrescate e questo sulla Rete è letale. O ci si rassegna ad una fatica quotidiana e autografa (i "navigatori" scoprono in fretta se c'è uno scribacchino - ghost writer, scrittore fantasma, in inglese - che sostituisce l'originale) oppure il boomerang torna indietro e ci si fa del male. Poi ci sono, sempre più stuzzicanti, i social media: in Valle primeggia "Facebook", dove io non sono mai sbarcato, perché mi pare - mia opinione personale - troppo invasivo e dispersivo. Da qualche mese, invece, con un rimando qui a fianco sul sito, sono sbarcato su "Twitter", che mi piace per rapidità e concisione (il correttore automatico aveva scritto "circoncisione" non sapendo di quel politico che esordì «Sarò breve e circonciso!» e non capendo le risate conseguenti allo strafalcione aggiunse un insuperabile «E lo vedrete!»). Ora capiremo, con il moltiplicarsi dei politici presenti con il loro "cinguettio" ("Twitter", appunto) come ci si posizionerà e quali incroci vi saranno a beneficio di chi segue questo network. Mi auguro che si usi più il fioretto che la clava e ovviamente la presenza nella galassia elettronica non ha nulla a che fare con la libertà di espressione nei partiti, come qualche buontempone vorrebbe far credere. Credo comunque che queste presenze nell'agorà digitale saranno interessanti, ma confesso che la sfida odierna dev'essere, neppure troppo paradossalmente, quella di rituffarsi nella politica di prossimità e non - per favore - nella logica del "piacere" e della "pacca sulla spalla". Si tratta di ritessere legami personali e animare assemblee politiche vere e partecipate con il gusto della politica e di un'autonomia speciale viva e da difendere. Basta con i "valvassini" - ormai anche su "Twitter" - che mirano solo ad ottenere una seggiolina fronte palco. Il confronto sul territorio va ovviamente in parallelo alla Rete e alle sue potenzialità. Una Valle d'Aosta che sappia mettere assieme tradizione e modernità, perché - come ripeto spesso - chi si ferma è perduto e alcuni li vedo già smarriti.