Tutti sanno che cosa sia uno "stallo": lo si usa anche nel linguaggio comune, che per fortuna è meno complicato di un vocabolario, visto che a questa voce si legge - e fa impressione per il tecnicismo - la seguente spiegazione: "in un'aerodina, distacco della corrente del fluido dai piani portanti e specifico dall'ala, che si realizza quando si raggiunge l'incidenza critica, con conseguente caduta della portanza dell'ala, aumento della resistenza e, talora, caduta in vite del velivolo". Cioè in sostanza lo stallo crea una situazione in cui l'aereo o cose simili volanti vengono giù, cadono, se non si risponde a questo stato di emergenza con la manovra giusta da parte dei piloti. E' la situazione in cui oggi risulta appesa la democrazia italiana con questa sorta di "anatra zoppa", cioè - usando un anglicismo - quella situazione di "dissonanza" fra una maggioranza solida del Partito Democratico alla Camera e la mancanza di una maggioranza equivalente per il PD e la sua coalizione al Senato. In vigenza di un bicameralismo perfetto, cioè il Parlamento è la sommatoria esatta delle due Camere che hanno lo stesso identico peso istituzionale, se un Governo non gode della fiducia di entrambe le Assemblee, casca come una pera. E oggi questa maggioranza non c’è per veti incrociati e per la presenza, esplicitamente di rottura, del Movimento 5 Stelle, scoppiato come una bomba atomica nella politica italiana e non si può far loro una colpa, visto che hanno sempre manifestato con chiarezza una logica globale "antisistema", cui oggi si attengono, seguendo un leader (se preferite lider) maximo di un movimento dichiaratamente personalista. La "patata bollente" resta nelle mani del vecchio Presidente Giorgio Napolitano, che immagino si trovi nella disgraziata situazione di inventarsi una qualche formula in extremis, visto che la convocazione del Parlamento sarà fra una settimana esatta. La stessa mossa del premier senza voti, l'ex tecnico Mario Monti, di convocare a Palazzo Chigi i leader in vista del Consiglio europeo è un vuoto a perdere e speriamo che non preluda ad un nuovo Governo tecnico che sarebbe l'ennesimo fallimento e sarebbe diabolico perseverare su questa strada, che a conti fatti, è stata un fallimento. Lo possiamo dire forte noi valdostani, finiti nel mirino prima di un Silvio Berlusconi sedicente amico e poi di un professore insensibile alla specialità e ai suoi diritti. Per cui fanno ridere quelli che, silenti nella sostanza dei fatti allora, oggi lanciano proclami in occasione di quella cerimonia parruccona e antipopolare che è quel che resta della "Festa della Valle d'Aosta". E' vero - tornando alla politica italiana - che siamo ormai nel "semestre bianco" - cioè nella dirittura d’arrivo del suo mandato al Quirinale e non può sciogliere le Camere e indire subito quelle elezioni che sarebbe la strada più ragionevole, ma non fattibile ora in punta di Costituzione. Soluzione che sarà semmai in mano al suo successore, qualora la matassa non venisse dipanata prima. Così proprio chi verrà dopo Napolitano alla Presidenza della Repubblica potrà sciogliere e si andrà infine e del tutto stremati alle elezioni. In questo caso avremmo avuto la più breve legislatura repubblicana, da mettere tristemente nel Guinness dei primati. Un bene o un male? Ogni valutazione morale o pensiero ideologico cozza contro la realtà dei numeri e di una situazione bislacca frutto di una cattiva legge elettorale, che certo potrebbe non consentire di nuovo la governabilità in caso di elezioni. La situazione intricata accentua il distacco crescente fra politica e opinione pubblica, visibile nel grande astensionismo della scorsa elezione e nel colpo mortale a certezze in capo al vecchio sistema dei partiti.