«Oh Liberté, que de crimes on commet en ton nom!» Marie-Jeanne Roland de la Platière lo disse in una situazione delicata: pochi minuti dopo la sua testa rotolò per via della ghigliottina, inventata e adoperata con impegno durante la Rivoluzione francese. A me vieni in mente ora, quando sento dei antilibertari per indole usare la retorica della libertà. Tento di rimettere "les pendules à l'heure". Per una sintesi sulla parola "Libertà" leggete la lucida definizione di Norberto Bobbio sulla "Treccani". Ve ne propongo un pezzo: "Nonostante quel che è stato detto infinite volte circa la varietà e la molteplicità dei significati di "libertà", e quindi circa la difficoltà o addirittura la vanità di una sua definizione, i significati rilevanti nel linguaggio politico, che qui viene preso in particolare considerazione (ma non soltanto nel linguaggio politico, come vedremo tra poco), sono soprattutto due, e pertanto la determinazione del concetto o dei concetti di libertà non è, per quanto difficile, vana. I due significati rilevanti si riferiscono a quelle due forme di libertà che si sogliono chiamare, con sempre maggiore frequenza, "negativa'" è positiva". Così spiega: "Per "libertà negativa" s'intende, nel linguaggio politico, la situazione in cui un soggetto ha la possibilità di agire senza essere impedito, o di non agire senza essere costretto, da altri soggetti. (...) Per "libertà positiva" s'intende nel linguaggio politico la situazione in cui un soggetto ha la possibilità di orientare il proprio volere verso uno scopo, di prendere delle decisioni, senza essere determinato dal volere altrui. Questa forma di libertà si chiama anche "autodeterminazione" o, ancor più appropriatamente, "autonomia". "Negativa" la prima forma di libertà perché designa soprattutto la mancanza di qualche cosa (è stato notato che nel linguaggio comune "libero da" è spesso sinonimo di "senza di", tanto che il modo più comune di spiegare che cosa significhi che io ho agito liberamente consiste nel dire che ho agito senza...); "positiva" la seconda, perché indica, al contrario, la presenza di qualche cosa, cioè di un attributo specifico del mio volere, che è appunto la capacità di muoversi verso uno scopo senza essere mosso". Tocca forse rileggerselo più di una volta per afferrare i passaggi posti in maniera così sintetica e notate il collegamento con "autonomia". E tuttavia questa parola "libertà" resta uno dei motori della nostra vita ed è, almeno per quel che mi riguarda, la bussola che mi ha orientato nelle mie posizioni politiche. Compresa - visto che c'è chi ne parla per propaganda politica in questo periodo, anche con un lessico gentile che spazia da "traditore" a "fantoccio" - la scelta di dar vita alla "rottura" nell'area autonomista con la nascita dell'Union Valdôtaine Progressiste. Nulla di sconvolgente: anche in politica esiste una possibile applicazione del darwinismo e cioè anche un movimento politico può diventare inadatto al suo ruolo e essere superato da una versione più moderna e efficace, che maturi nello stesso ambito di idee e valori. Così quell'aggettivo "progressista" può riassumere una serie di speranze e rompere anche una serie di stratificazioni. Quella peggiore era una crescente e pervicace mancanza di libertà, quando un partito diventa espressione "ad personam" e non più coerente con il noto articolo della Costituzione. Si tratta dell'articolo 49: "Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale". Proprio l'avverbio "liberamente" fa la differenza contro il rischio di chi profitti e pieghi i metodi democratici ad un uso personalistico, come se un partito fosse - loro malgrado per i tanti aderenti in buona fede - una Società per azioni sul mercato degli affari, Ovvio, di conseguenza, liberarsi.