Purtroppo l'enorme frana di La Saxe, che incombe su una parte di Courmayeur e crea apprensione per le continue piogge di queste settimane, è solo uno dei tanti casi di manifesta pericolosità che si trovano in Valle d'Aosta. Basta andare con la memoria, senza rifarsi a quel pozzo di notizie che si rinviene lungo i secoli, prima attraverso le cronache luttuose delle parrocchie e poi negli avvenimenti raccontati dai giornali, ai fatti non così distanti dell'alluvione del 2000. Fu allora una sorta di riassunto di un sacco di problemi dappertutto, anche in zone abitate da lungo tempo in villaggi antichi. Brutti ricordi di morte e di devastazione e poteva andare anche peggio e non è un caso se oggi, quando piove a lungo in primavera o in autunno, tutti riandiamo con il pensiero a quei giorni drammatici e temiamo il peggio. Non posso non evocare quel senso di angoscia di quelle ore concitate quando, specie con i sorvoli in elicottero, si passava di vallata in vallata a vedere quelle ferite causate dalla Natura. Va detto, però, che ci sono stati investimenti ingentissimi per i ripristini e per la messa in sicurezza, gravanti quasi del tutto su bilancio regionale per un'evidente assenza dello Stato dopo tante promesse. Certo queste opere potevano ovviamente risolvere questioni in larga misure intrinseche alle caratteristiche naturali dei nostri versanti. Dimostrazione che il territorio valdostano è delicatissimo, come tutte le zone di montagna, a causa proprio del perpetuo lavorio dei complessi fenomeni geologici, che che sono alla base dell'esistenza stessa delle Alpi. Per cui è normale che si debba convivere con diversi rischi che incombono anzitutto sulla popolazione residente e in più si sommano alcuni aspetti negativi derivanti dai cambiamenti climatici, che hanno accentuato una serie di fenomeni, oggi studiati a fondo e in parte monitorati. Ricordo come la più mappa dei Comuni ad elevato rischio idrogeologico in Italia ponga in zona pericolosa tutti i 74 Comuni della Valle d'Aosta con zone più o meno estese, a seconda dei casi. Così quando si discute del riparto fiscale della Valle, decurtato da tagli e taglietti, anche in spregio alle regole più recenti sul riparto fiscale e con la stupidità del patto di stabilità senza eccezioni, il tema della montagna va posto in evidenza. Anche con questo capitolo dei costi della tutela del territorio dal molteplici rischi idrogeologici, cui lo Stato ha contributo pochissimo e questo va fatto pesare senza timidezze. P.S.: questa mattina una caduta di sassi ha bloccato la strada statale 26 nella salita della "Montjovetta". Sarebbe bene che l'Anas riflettesse sui lavori che devono essere eseguiti in quella zona, che crea anche problemi seri di transito ai mezzi più grandi per la sagomatura della parete rocciosa, in caso di blocco dell'autostrada.