Il 18 maggio, per chi crede nei valori fondativi dell'autonomia valdostana, è una data importante, da ricordare e non da festeggiare. Quel giorno del 1944 la Valle d'Aosta perse, a soli 38 anni, Emile Chanoux, morto nella cella dove era stato imprigionato dai fascisti. Era in quel momento il capo della Resistenza valdostana. Sottoposto a torture dalle "SS", Chanoux morì senza tradire i suo compagni (l'ultima frase alla moglie fu, in patois, «Non ho parlato, Celeste»). Questa data quest'anno coincide con la parte conclusiva della campagna elettorale. Per cui Chanoux viene ricordato da tutti con diverse modalità. E' un bene che sia così, perché la sua vita è stato un esempio di coerenza e perché i suoi scritti ci restituiscono una profondità di pensiero e una visione del futuro fuori dal comune. Ho avuto in più la fortuna, nei ricordi di famiglia, di potermi fare un'idea dello Chanoux nella sfera intima e privata, fuori dall'ufficialità e dal rischio che la retorica lo renda un'icona senza anima. Per questo penso che Chanoux sia un bene collettivo e con altre grandi personalità della nostra storia debba essere non solo un punto di riferimento, ma debba essere anche una pietra di paragone contro il degrado di larga parte della politica di oggi. La stessa che, con cinismo e ritualità, ricorda doti e virtù del martire valdostano, ma che poi nella quotidianità fa il contrario di questi insegnamenti e del suo esempio, basato anzitutto sulla dirittura morale. Io penso che oggi, per essere degni di certe figure, dobbiamo avere memoria e coscienza. Ma questo impegno non serve solo per il suo potere evocatore, ma come stimolo per affrontare il presente e soprattutto il futuro. Il pensiero autonomista non è fermo e si anzi dece evolversi e dunque il modo più degno per celebrare il passato e i suoi grandi protagonisti è continuare in un certo solco, ma sapendo che abbiamo bisogno in ogni epoca di aggiornare le analisi e di preparare le risposte necessarie. Se l'autonomismo valdostano vivesse di ricordi, come in una grande sala di un museo, ma non fosse aggiornato e vitale, allora sarebbe come una grande pianta destinata a rinsecchirsi. E gli appelli di Chanoux all'impegno e alla ribellione, fatti in epoca scura e terribile, devono risuonare come uno stimolo nella nostra vita. Questa è la forza delle idee che attraversa la barriere del tempo. Per chi ci crede davvero.