La paralisi della politica italiana prosegue il suo cammino. Uno può raccontare quello che vuole, ma la realtà dei fatti è che il Governo Letta non decolla. Scriveva Albert Einstein: «La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso». Penso che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rimasto al Quirinale "malgré lui", pensasse che in fondo la strana alleanza tra Partito Democratico e Popolo della Libertà fosse come il calabrone e riuscisse a spiccare il volo. Ed invece il "caso IMU" è l'esempio che più di tutti dimostra che le cose non vanno e che ogni speranza per ora è stata frustrata. Come tutti, trovo la tassazione in Italia odiosa. Con il Governo "tecnico" di Mario Monti la persecuzione fiscale era diventata indegna, in barba a tutte le dichiarazioni di principio del Professore, nato liberale e "morto" - politicamente, si intende - democristiano. Per cui chiunque decidesse di sopprimere un qualsivoglia balzello avrebbe la mia simpatia, ma l'"operazione IMU" è stata da "Armata Brancaleone". Ai proclami «partiam, partiam» è seguita la vecchia politica del rinvio e, spiace dirlo, della bugia. Ho guardato la conferenza stampa da Palazzo Chigi e sia Enrico Letta sia Angelino Alfano - la "strana coppia" a Palazzo Chigi - vantavano la scelta epocale di rinviare la rata. Alfano ha usato una metafora calcistica, quella del primo gol, quando al limite si è trattato di un "palo". Per altro, era questa la priorità? Davvero l'IMU vale quest'attenzione? Nessuno si è accorto che senza l'IMU - i cui meccanismi sono pessimi, per cui non sono qui a difenderla - i Comuni portano i libri contabili in Tribunale? Trovo giusto, al di là della lotta intestina nella Sinistra e di certe "compagnie di giro" presenti, il grido d'allarme sul lavoro della "Fiom", il sindacato metalmeccanici della "Cgil", che ieri ha manifestato con un ritualismo ormai fuori dal tempo. Ma la sostanza è vera: l'emergenza lavoro sta travolgendo tutto e tutti ed è il volto feroce di una crisi economica di cui ormai si parla poco, come se una sorta di rassegnazione avvolgesse la politica italiana. Non si riesce a rifare una legge elettorale che dovrebbe far schifo a tutti e che sarà a breve cassata dalla Corte Costituzionale, figurarsi azioni coordinate contro la recessione. Confesso che questo clima mi porta a riflettere con grande preoccupazione sul futuro della Valle d'Aosta. Ciò avviene a prescindere dall'importante appuntamento elettorale di domenica prossima, che pure in Valle è l'unica occasione per uscire dalle sabbie mobili di un Governo regionale che vivacchia, con una forma di monarchia bolsa e trafficona che farebbe sorridere se non facesse danni. Qui, fatto il Consiglio Valle e mi auguro con una nuova maggioranza, va aperto un dibattito franco e sereno su dove vogliamo andare. A me questo gorgo che ci sta inghiottendo mette paura.