Mi spiace molto ma questa questione del presidenzialismo o del semipresidenzialismo non mi appassiona affatto. Chiedo scusa, forse sarò rozzo, ma con tutti mal di pancia che ci sono in Italia è davvero possibile pensare che un'elezione diretta di un Presidente della Repubblica - più o meno forte - sia la panacea? Già stento a capire come diavolo si possa pensare di toccare la Costituzione in questa situazione "alla canna del gas" e di instabilità politica che obbliga ad un "Governissimo", che è un vero mostriciattolo, ma mi risulta indigeribile che si cominci dalla "forma di Governo". Tema delicatissimo che prevede - in un immaginario "bugiardino", se fosse una medicina - una sfilza di controindicazioni in una democrazia flebile, dove un "capopolo" ci mette cinque minuti a farci piombare nel baratro di un sistema autoritario. Per questo i padri costituenti hanno scritto una Costituzione, che pure sarà vecchia come il cucco e non discuto la sua necessità di modernizzazione, ma che era fatta con una serie di accortezze per non ritrovarsi un dittatore più o meno forte, da un flebile peronismo a un volto feroce con manganello e olio di ricino incorporati. La mia tesi è nota: con questo Stato centralista, in cui certe tentazioni centralistiche esacerbate si sono viste prima con il volto di Silvio Berlusconi e poi con quello di Mario Monti, o si tocca la "forma di Stato" e si fa un federalismo, che sia pure a geometria variabile a seconda dei meriti, oppure la valorizzazione del Capo dello Stato "fuso" con l'Esecutivo porterà ad amare sorprese. Capisco chi, in buona fede e con limpido spirito democratico, osserva che da qualche parte bisogna cominciare e che l'ingovernabilità obbliga a passi decisivi. Ma si tratta, senza se e senza ma, di evitare che l'Italia si avvicini al baratro rappresentato da certi Staterelli sudamericani o africani e lo dico senza nessuna connotazione xenofoba, ma come osservazione politologica. Per cui capisco il realismo politico e il fatto che questo tema può fare da collante alla strana maggioranza tra Popolo della Libertà e parte del Partito Democratico, ma temo che ci sia in fondo al corridoio qualche tentazione eversiva da disinnescare con un patto chiaro (e amicizia lunga): se si tocca la "forma di Governo", allora si discuta sulla "forma di Stato", altrimenti - nel mio piccolo, si intende - salirò sulle barricate «contro, contro, contro». Così come mi permetto - a costo di sembrare un "bastian contrario" - di non capire bene il legame fra il folto gruppo di "saggi" costituzionalisti della "Commissione Riforme", che devono dare il "la" alla Bicamerale di quaranta parlamentari (evidentemente somari, che hanno bisogno dei professori), che lasceranno a loro volta alle aule di Camera e Senato un testo che seguirà l'iter complesso delle leggi costituzionali. Il tutto è per "durare" o si pensa davvero che siamo in una fulgida stagione costituente? La risposta è facile.