La scheda della "nostra" Statale 26, erede per alcuni tratti dell'antica strada romana, è presto detta: "La strada statale 26 della Valle d'Aosta nasce a Chivasso e termina al confine con la Francia, in località La Thuile, attraversando Piemonte e Valle d'Aosta. La tratta ricadente in territorio valdostano ha origine in corrispondenza del comune di Pont-Saint-Martin e si sviluppa per circa 110 chilometri (dal chilometro 48,205 al chilometro 156,554). Il tracciato sale verso Saint-Vincent e Châtillon arrivando alle porte di Aosta. Superato il capoluogo valdostano, tramite una circonvallazione, la SS 26 prosegue verso ovest e attraversa alcune località quali Sarre, Arvier, Leverogne (frazione di Arvier), Morgex, fino ad arrivare a Pré-Saint-Didier, dove ci si può immettere sulla Strada Statale 26 dir della Valle d'Aosta. Su un tracciato tipicamente montano si prosegue oltre e, attraversando La Thuile, si arriva dopo pochi chilometri al Confine di Stato con la Francia (al Colle del Piccolo San Bernardo)". Come tutti i valdostani, conosco questa strada come le mie tasche, anche se appartengo alla generazione che ha preso la patente quando era già ampiamente operativa l'autostrada Quincinetto-Aosta. Casa mia a Verrès è fra circonvallazione e autostrada e oggi a Saint-Vincent abito egualmente sulla Statale. Sono testimone della crescita incredibile del traffico su gomma e mi sono abituato nel tempo al rumore del traffico, come un sottofondo che diventa familiare. Ora sto godendo del silenzio dovuto alla chiusura della Mongiovetta per i delicati problemi di "tenuta" della strapiombante parete rocciosa. In questi ultimi anni, il "via vai" sulla Statale è cresciuto a dismisura per gli aumenti da capogiro dei pedaggi autostradali. I limitati sconti per i pendolari sono serviti solo in parte ad attenuare i costi per chi viaggia e in tempi di grande mobilità questa storia dell'autostrada è diventato un tema importante e "pesante" per famiglie ed imprese. Durante la recente campagna elettorale la domanda sull'autostrada da salasso usciva sempre e toccava raccontare della follia italiana della privatizzazione delle autostrade a favore di un duopolio che si e arricchito fra pedaggi e lavori infiniti di manutenzione con proprie società. Sono sicuro che i transiti obbligatori sull'autostrada, unica alternativa alla Statale, di queste settimane , pur se gratuiti sull'asse fra Verrès e Châtillon, dovrebbero dare alla "Sav" il senso di un'opportunità proprio a vantaggio del socio privato, maggioritario nella società. Il traffico ormai spostatosi sulla Statale, intasandola e aumentando rumori e inquinamento, potrebbe tornare più logicamente sull'autostrada, profittando di sconti veri attraverso abbonamenti, magari con un intervento di reinvestimento dei dividendi che la Regione introita come socio "Sav" e "Rav". Il punto di riferimento, per le evidenti analogie, possono essere le tariffe agevolate di cui godono da anni i valsusini sulla loro autostrada, che ritrovate qui nei loro contenuti.