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23 set 2013

Settembre

di Luciano Caveri

Penso che il mio, al di là di certi impegni politici, sarà un fine settimana contemplativo. Temo di aver già citato una frase di Henri Bernardin de Saint Pierre, che dice «Un paysage est le fond du tableau de la vie humaine». Chi mi conosce sa quanto abbia sempre avversato quell'ambientalismo che cavalca la fesseria dell'Uomo estraneo in qualche modo alla "Natura buona", perché saremmo solo dei biechi distruttori. E, invece e per contro, guardo quanto mi circonda per avere conferma che, senza scadere nell'antropocentrismo da fessi, questo mondo è il palcoscenico della nostra vita e rispettarlo è un dovere. Così osservo le nostre montagne - patrimonio dell'umanità senza aver bisogno del timbro "Unesco" - in questo Settembre e senza nessuna originalità le ammiro e bisogna adoperare, per non perderlo, l'utile con l'esercizio della contemplazione. Questo fazzoletto di terra, che è la Valle d'Aosta, è in questo mese uno spettacolo unico. Peccato che ormai questo periodo attiri pochi e rari turisti, che dovrebbero essere premiati e, invece, specie nelle stazioni in alta quota, stentano a trovare locali aperti. L'estate si è fatta corta e Agosto è diventato in mese bulimico, che lascia solo briciole a chi viene subito dopo. Sagre, feste, manifestazioni sono come un enorme falò che brucia con eccessiva rapidità. Settembre, per altro, è un mese di mezzo, l'estate muore, con i suoi colpi di coda, e intanto l'autunno si annuncia, insinuandosi giorno dopo giorno. Lo dimostrano, banalmente, le giornate che si accorciano, ma soprattutto i colori della natura. A me colpiscono non solo gli alberi, ma soprattutto i cieli con le nuvole striate e una limpidezza di un ambiente che pian piano si raffredda. E poi le montagne, che quest'anno hanno attraversato di corsa il grande caldo e così i ghiacciai non hanno sofferto come negli anni passati e nevai, in genere scomparsi per il caldo sono, ancora là e qualche spruzzata di neve ha già indicato la strada dell'inverno che verrà. Siamo stupiti di questa estate che è stata al rallentatore: un saggio viticoltore osservava, tuttavia, giorni fa, che la vendemmia è in ritardo solo se i parametri sono quelli dell'ultimo decennio, invece se si guarda più indietro i ritmi sono quelli più consueti. Come se l'orologio - questo vale anche per il periodo di mucche in monticazione in alpeggio - si fosse riallineato rispetto alle stagioni eccezionali, segno di quel riscaldamento globale che tanto ci angoscia per le profonde modificazioni che sembrano annunciarsi sulle Alpi. Comunque sia, bisogna abbandonarsi a questi giorni, che pure sono ormai la ripresa a pieno del lavoro (ormai vien da precisare: se c'è!) e degli studi e dunque sono per tutti impegnativi. Ma guardarsi attorno può essere un sicuro ristoro, almeno per chi ha la fortuna di vivere circondato da montagne o da analoghe meraviglie.