L'Union Valdôtaine Progressiste, con la sua prima festa popolare, a cavallo fra intrattenimento e politica, si avvia verso la fine di quest'anno, ricco di soddisfazioni, dopo la nascita, avvenuta di fatto proprio all'inizio del 2013. Vorrei qui appuntare qualche riflessione su questa avventura politica, di cui sono stato uno dei fondatori. Resta - lo premetto - intatta la convinzione che non ci fosse alternativa alla scelta, così come è stata fatta.
Capita delle volte, specie per chi da tanto tempo si occupi di politica, di chiedersi come questa benedetta politica debba essere interpretata. Specie se ci sente nel ruolo di ponte fra il passato e il presente. Questo non significa mai rinnegare il proprio passato o esercitare forme di ingratitudine. Ma, per fortuna, nella vita si volta pagina e si riparte, proprio come ho scelto di fare, rinunciando ad uno status quo che poteva avere le sue comodità e anche la grande foglia di fico, con cui qualcuno si è coperto le vergogne, predicando la poi di fatto inesistente "battaglia interna". Semmai si e trattato di una triste questua, un "do ut des" meschino, che non ha nulla a che fare con gli ideali di riscatto di chi è stufo del «zitto e mosca!». Oggi penso che il ruolo della politica debba, invece, essere quello di ricreare affezione verso l'interesse per la cosa pubblica: la "politique politicienne", fatta di affarismo e tatticismi, è morta e sepolta. Così come l'idea che ci siano leader salvifici che da soli cambiano il mondo. Nessuno nega il ruolo, anche nella storia della Valle, di grandi personalità, che hanno segnato la storia della nostra autonomia. Ma sono sempre state la miccia di innesco di valori e proposte, che - a seconda delle epoche - hanno coinvolto poi la comunità valdostana. Questo si accentua nella parte di storia contemporanea in cui si afferma la democrazia, come moderno strumento partecipativo. E così chiunque faccia politica, specie nelle forme organizzate di un movimento o di un partito, ha un dovere duplice: stimolare il dibattito e il confronto per scegliere le linee del futuro della nostra comunità e nel contempo dedicare energie alla amministrazione, che è il motore per trasformare progetti in concretezza. Ma esistono altri due punti. Il primo riguarda la necessità di essere formati e preparati, perché la politica sana passa anche attraverso conoscenza e consapevolezza. Il secondo è far parte di reti più vaste, dalla francofonia alle minoranze linguistiche, dai federalisti alla montagna, che ci consentano di crescere e anche, nel confronto, di avere fiducia in noi stessi. Vi è poi l'argomento della comunicazione e dell'informazione. E' nell'oscurità e nell'incomprensione che crescono i germi del malaffare. Per questo nell'UVP - e condivido la scelta - abbiamo deciso di reagire con i nuovi media, ma anche con mezzi tradizionali, come un giornale e una rubrica radiofonica, nella logica di rendere trasparente l'insieme delle nostre azioni. Questo consente di sapere sempre e a chiunque che cosa stiano facendo dirigenti e esponenti. Noi promettiamo trasparenza e correttezza e a questi principi ci atterremo nel concretizzare quel desiderio di un cambio di passo, che prepari la Valle d'Aosta ai profondi cambiamenti che verranno. Veleni e vecchi merletti sono ormai insopportabili: sanno di muffa, di vecchio e stantio. Costruire un progetto nuovo e condiviso è una speranza e anche aria fresca.