Il punto di partenza è che siamo tutti contenti che la nave "Concordia" sia stata rimessa diritta. Chi la cita, come metafora italiana, dovrebbe, però, ricordare due cose. Una a monte, cioè che la nave si è violentemente incagliata per colpa di un certo comandante Francesco Schettino, sintesi del peggio del peggio di certi vizi della macchietta italiana. Una a valle: la nave andrà smontata, ma si bisticcia sul porto dove questo dovrà avvenire. Esemplare. Per cui va bene la capacità ingegneristica che ha consentito l'impresa di recupero, ma lasciamola in questo ambito e non svolazziamo in politica con esempi non necessari, come se il lieto fine cancellasse il disastro e le liti per il dopo. Le "larghe intese", che a Roma oscillano fra euforia e depressione, restano per me un autentico mistero. Leggo tante tesi e parecchie spiegazioni, ma non capisco e dunque non mi adeguo. Non esiste nulla di peggio della confusione. Tutto a Roma mi sembra costruito sulla sabbia, senza fondamenta. Tutti si odiano fra Popolo della Libertà e Partito Democratico, specie i rispettivi elettorati, ma devono proseguire questa sorta di matrimonio forzato, che ha come ponte soprattutto, in questa fase, i Ministri bipartisan del Governo Letta, che hanno voglia di restare dove sono. Tutto ammantato, perché sia chiaro che nessuno può negare la buona fede e l'onestà intellettuale del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e dello stesso presidente del Consiglio, Enrico Letta, uno slogan: "la casa brucia e dunque bisogna collaborare per spegnere l'incendio". Questo a fronte di una situazione economica drammatica. Bene, comprensibile, ma con qualche domanda. Ma i pompieri lavorano davvero in squadra? Oppure ognuno tira la coperta più corta - parliamo delle risorse a disposizione - dalla sua parte? Come mai non si fa la prima cosa da fare e cioè la legge elettorale? Attenzione a citare impropriamente la Germania, perché la "grosse koalition" non è comparabile per un fatto assolutamente dirimente: i tedeschi fanno degli accordi scritti. Non si tratta di un elemento casuale: in Italia tutto è detto e non detto, si sostiene una cosa e se ne pensa un'altra, i programmi sono fumosi e pieni di contraddizioni. Manca il cemento. Per cui si è cercato, come elemento aggregante, oltre alla crisi epocale, anche la messianica "Grande Riforma", in un periodo totalmente privo di spirito costituente. Quando si cita la Costituente, si parla di un passaggio storico del tutto diverso, cui corrisponde - in assoluto parallelo - il momento nascente del nostro Statuto, che sarebbe bene tenersi stretto per evitare il peggio. Per cui le grande intese speriamo finiscano presto e non nascano altrove.