La cronaca nera, maestra di vita e punto di osservazione spesso feroce del nostro mondo, offre talvolta dei casi che fanno discutere e accendono il faro su argomenti difficili da trattare, perché impregnati di problemi ideologici e di coscienza. Confesso che la morte, per suicidio, di due registi che ho sempre ammirato, Mario Monicelli e Carlo Lizzani, mi ha molto colpito e ho letto in questi giorni commenti intelligenti e impegnativi. E' stata per entrambi una scelta di morire, per propria volontà, anche per evitare la terribile consunzione dell'età più avanzata, essendo loro entrambi novantenni e afflitti da una condizione comune a molte persone di quell'età. Un tempo vite così lunghe erano rare, oggi la piramide demografica rovesciata mostra persone sempre più vecchie in numero crescente. Questo muta le società occidentali, dove il decremento delle nascite e l'allungamento dell'età media sono un mix ben noto, che pesa come un macigno sullo Stato Sociale. Certo le politiche pubbliche per il benessere del cittadino si tengono in piedi su chi, specie in età produttiva, paga le tasse. Direi che facciamo bene a riflettere su questo, in un momento in cui, anche in Valle d'Aosta, senza un quadro d'insieme e seguendo la logica dei tagli non sempre commisurati alle possibile scelta di risparmio, il Welfare valdostano trema. Chi aveva detto che le microcomunità per anziani in Valle d'Aosta sarebbero state ridotte era stato bruscamente smentito (ovviamente prima delle elezioni regionali), mentre ora appare lo scenario vero con numerose soppressioni di strutture sul territorio, che rischiano di sradicare molti anziani dai paesi d'origine e dalle proprie radici. Ma torniamo al punto: con un papà ultraottantenne questa questione del "male di vivere", in età molto avanzata, l'ho vista. Quando in sostanza crolla il desiderio di vivere per gli acciacchi o le malattie, spesso molto invalidanti, mentre il mondo attorno a te cambia e si sono persi tanti affetti e si stenta a stare al passo con i tempi. Mio papà, malgrado tutti quelli che gli stavano attorno e gli volevano bene, invocava in modo accorato di lasciare questo mondo ed è stato lui stesso, a un certo punto, a perdere la volontà di vivere, che è come un motore misterioso che ci comanda. Bisogna in questo essere comprensivi, non fosse che potrebbe capitare a ciascuno di noi. Lizzani, per giustificare, invece, per il suo gesto estremo, ha usato un'espressione semplice e chiara, prima di gettarsi nel vuoto: togliere le chiavi. Per carità, non voglio qui affrontare temi filosofici e etici di troppo spessore, ma non si può che constatare che l'invecchiamento, sempre più avanzato, è assieme croce e delizia, a seconda di come lo si veda. Un'occasione in più per una vita più lunga e più ricca, che giunge però per molti al limitare del baratro della mancata autosufficienza e, purtroppo, della demenza senile. Non si tratta di predicare l'eutanasia assistita o chissà cosa, ma di riflettere, senza pregiudizi, sulle condizioni di questa nostra società sempre più vecchia, e dei diritti di dignità e decoro che queste persone hanno, specie di fronte ad una fragilizzazione fisica e psichica, di chi entra nella Terza e Quarta Età. In termini così vasti e incisivi, è un tema da affrontare.