E' capitato a tutti gli eletti di cercare modi per evitare che "franchi tiratori" abbattessero, nel segreto del voto, la propria maggioranza. Si è sempre trattato di soluzioni piuttosto grottesche e abbastanza inefficaci: penso che quando si manifestano dei problemi è meglio affrontarli, piuttosto che studiare marchingegni e soprattutto oliare la ghigliottina. Anche perché, nel tempo, chi ha accumulato cadaveri incomincia ad avere la casa infestata di fantasmi e non basteranno per liberarsene i "Ghostbusters". Nel crescendo della foga del controllo, nella scorsa Legislatura, il capogruppo dell'Union Valdôtaine mi chiese, da lì in poi, di non partecipare al voto «per controllare se sei tu a votare in modo difforme». Chiesi al presidente del Consiglio d'allora, Albert Cerise, oggi spesso ricordato da chi al tempo lo trattava a pesci in faccia, che fu tranchant: ogni forma di controllo del voto è illegittima e viola la libertà dell'eletto. Mi sembra che l'attuale presidente, Emily Rini, lo abbia confermato. I fatti sono noti e c'è chi torna sul luogo del delitto: il capogruppo dell'UV, Ego Perron, ha spiegato a "La Stampa" (per poi, come dirò, rettificare) di un sistema di controllo reciproco, che avrebbe reso impossibile sgarrare e, dunque, addio segretezza. Per cui, alla fine, la patata bollente dei "franchi tiratori" era stata rilanciata, con un gran calcio, nella parte del campo della maggioranza che riguarda la Stella Alpina. Perron, che è stato anche boxeur, tira - per l'ennesima volta, ma gli altri incassano silenti - un pugno diretto al naso dei preziosi alleati della risicata pattuglia della maggioranza sul filo del rasoio. Non so e non mi interessa se in questa dichiarazione "urbi et orbi" di un metodo sistematico di controllo del voto, poi mutata in corso d'opera in un sistema di semplice comunicazione per evitare sbagli, ci siano aspetti contrari alla legge. Visto che la dichiarazione è stata pubblica, prima con affermazioni senza sfumature e dopo con certi chiarimenti, io osservo solo il fatto politico. E il fatto politico è che l'attuale maggioranza stenta ad andare avanti, ha un menu di problemi da incubo che si allunga di ora in ora, continua ad avere meccanismi decisionali opachi e - dulcis in fundo - un leader che tiene duro, come ha sempre fatto anche nei momenti più bui e nessuno può negargli questa capacità di non piegarsi alle peggiori circostanze, ma ora appare quantomeno logorato e solo. Intanto, sull'autonomia speciale, si stringe una rete e qualcuno - Roma in primis - comincia a mettere alle nostre istituzioni un cappio al collo e non è un buon segno. La capacità di difesa è nulla. Ricordo come sia stato Napoleone Bonaparte - che non finì troppo bene - ad aver detto: «Du sublime au ridicule, il n'y a qu'un pas». Parole sante.