Illustrissimo Dottor Twitter, sono un suo utente, ormai da tempo, e devo dire che mi sono sempre molto divertito a far parte di quella community che si avvale del singolare mezzo di diffusione (social media), che Lei rappresenta con la sua icona con un uccellino che cinguetta. Ma il mio uccellino virtuale, come in una favola feroce, ha smesso - mio malgrado - di gorgheggiare e sembra stecchito in fondo alla gabbietta. L'osso di seppia e il biscottino, così come il ricambio dell'acqua, sono ormai inutili. L'altra mattina, nefasto risveglio, una sua mail - a conferma di un divieto di accesso che mi aveva stupito - mi ha avvertito che il mio account poteva essere stato "piratato" e cioè che un "pirata digitale" - a me i pirati "normali" sono sempre stati simpatici, nella loro rappresentazione artefatta per l'infanzia - aveva cercato di carpire la mia identità e voi lo avevate beccato e bloccato. «Fellone!», hai fatto il furbo, ma ti hanno beccato in flagranza di reato. Seguiva una spiegazione simile ad un percorso di guerra, sino ad un certo punto in italiano, poi solo in inglese, che mi obbligava a lunghi e complessi scenari - con un vostro tono piuttosto moraleggiante, che mi ha fatto sentire in colpa - per poi dirmi che dovevo cambiare password. Dovevo farlo in un certo modo, con sforzo di fantasia e senza essere banale, per fregare i cattivi di oggi e di domani. Come un goffo funambolo, ho cercato di stare in equilibrio fra istruzioni spesso contraddittorie e così questo famoso account l'ho cambiato, ma a questo punto da "piratato" ho cambiato il mio status in "bloccato". Mi sono fumato i contatti e sono rimasto triste e solo nel deserto informatico, che mi ha trasformato in un reietto della Rete. Pare che, nella catena di informazioni raccolte sul Web e fra i conoscenti smanettoni, che questa mia quarantena, non causa mia ma dell'aggressività altrui, possa finire presto o tardi, chissà! L'uccellino,ma per ora non so quando, mi dirà che sono degno di tornare nel giro e riconquistare il mio spazietto. Lo sento già cantare. Certo che ne esci sconcertato da questo mondo, dove non sai con chi dialoghi e chissà dove finiscono e a chi le tue mail accorate e i tuoi appelli alla clemenza. Sarò antiquato e impreparato, come capita ormai molte volte in questo mondo fatto di call center remoti e con la mancanza endemica di persone in carne ed ossa. Spero che fra tasti e tastini, accessi e blocchi, minacce e emoticon, ci sia un essere umano - magari Lei - che prima o poi sciolga la misteriosa "fatwa" e io possa tornare, come l'ape in un'arnia, a svolgere la mia modesta attività digitale. Con devozione e speranza.