Mi piacerebbe che un giorno qualcuno scrivesse, in un libro apposito e non dovendo fare dei collage di notizie, di come i nostri predecessori, qui fra le montagne della Valle d'Aosta, abbiano ricordato i defunti in una cronologia che ci consenta di attraversare le epoche. Questa questione del rispetto per i morti, con tutte le varianti del caso a seconda di usi e costumi, mi sembra una costante nella storia di tutta l'umanità, ma applicarla a luoghi conosciuti, con le specificità locali beninteso, è la garanzia per capirla. Penso si andrebbe, se la datazione non ci porterà prima o poi più indietro, dai misteri dei culti degli scomparsi a Saint-Martin de Corléans - l'area megalitica le cui costruzioni più antiche risalgono al 3000 avanti Cristo - ad oggi. E oggi mi pare di poter scrivere che, con questa storia della cremazione, molte cose stanno cambiando e forse per la prima volta ci si sta orientando verso una logica di dispersione delle ceneri che rende, per così dire, immateriale la nostra scomparsa, facendo venir meno quella fisicità di riferimento. Quasi un'analogia con quel mondo virtuale che Internet incarna in modo evidente e che, in un modo per ora artigianale, incomincia ad occuparsi del "dopo di noi" e non penso che mancherà molto a spostare lì, in spazi appositi, la memoria del nostro passaggio sulla Terra. Più la vita si allunga e più, nel guardarsi indietro, ti accorgi di quante persone siano morte, strada facendo. Mi capita spesso di pensare a qualcuno che se n'è andato e di riflettere su quanto mi dispiaccia o mi addolori la sua assenza, perché il ricordo - che pure è doveroso - non basta. Ecco perché capisco e rispetto la giornata dedicata ai defunti, ma devo dire che, nel mio piccolo, non c'è giorno in cui - a seconda delle circostanze - non mi capiti di pensare a chi mi manca, pur comprendendo che bisogna farsene una ragione, sapendo adoperare tutte le ragioni che possono portare a azioni lenitive. Un giorno il Web potrebbe fare le veci di quello sfogliare foto e documenti o consultare i nostri ricordi mentali, che ci rievocano una persona cara, che è un modo per sentirci vivi nel coltivare il ricordo altrui. D'altronde una persona spiritosa come Marcello Marchesi osservava come: «L'importante è che la morte ci trovi vivi». E gli faceva eco il caustico Indro Montanelli: «Gli uomini sono buoni con i morti quasi quanto sono cattivi con i vivi».