Ognuno può indicare, come segno più evidente della modernità, oggetti di uso comune che abbiano cambiato la nostra vita. Ovvio che oggi venga naturale pensare ai telefoni palmari, strumenti digitali che ci connettono con il mondo e hanno funzioni pluriuso. Ma poi, se ci guardiamo attorno senza badare a quanto è diventato abitudine, viviamo circondati da scoperte, ormai scontate, ma che hanno cambiato in profondità le cose: l'elettricità, l'acqua corrente, le medicine, la televisione... L'elenco può essere lungo e personalizzato. Certo, con la costruzione delle strade carrozzabili, la Valle d'Aosta ha avuto, nella motorizzazione automobilistica, un autentico punto e a capo nel cambiamento. Premettiamo che avrebbe potuto esserlo anche prima, se il grande inventore aostano, Innocenzo Manzetti (1826-1877), avesse potuto realizzare quella vettura a vapore di cui si sono ritrovati i disegni. Ed invece, è toccato aspettare il secolo successivo e sullo sviluppo dell'auto in Valle d'Aosta i cultori del genere, molto bene informati, sono i soci di "Cameva - Club auto moto d'epoca Valle d'Aosta" e l'aneddotica del suo presidente, Antonio Giornetti, consente di tornare a quest'epoca pionieristica e élitaria. Io ho vissuto gli anni in cui l'auto è diventata "popular": la prima macchina di mio papà è stata la popolarissima "Topolino", dopo un'eroica "Lambretta"! Da allora molto tempo è passato e la Valle ha un tasso di motorizzazione che resta molto elevato. Ho soprattutto visto, nel tempo, il passaggio dalla "officina - concessionaria" alla "concessionaria - salotto", dove le macchine si sceglievano in quel posto che, con un neologismo, venne definito "autosalone". L'addetto alle vendite era, di conseguenza, un commerciale puro, che aveva perso ogni legame con la meccanica vera e propria. In pochi anni, tutte le "marche" ebbero in Valle una loro "vetrina", mentre ultimamente l'inversione è stata molto brusca con chiusure, una dietro l'altra, anche di società storiche. Nell'ultimo periodo, con la "Alpicar Audi - Volkswagen" è un'altra concessionaria ben nota, dove ho comperato quasi tutte le mie auto, che chiude. Quel che resta va ormai nella logica plurimarca. Non è un fatto di prestigio o di mera desertificazione del nostro territorio e certo di posti di lavoro, ma - scava scava - c'è molta sostanza e si tratta della fiscalità che la Valle d'Aosta perde, come entrata del proprio riparto fiscale, con l'acquisto all'esterno delle vetture e tutto quel che, analogamente, ruota attorno alle concessionarie. Ogni chiusura è un danno. Questo è un volto poco scrutato della crisi: se l'economia soffre, soffre - con il diminuire dei proventi delle tassazioni - il nostro ordinamento finanziario. Oltre a un certo livello, si va a picco.