Quando ci si occupa di bilanci pubblici - e ne ho visti di diversi e da varie prospettive - fa sempre arrabbiare quando qualcuno, dall'esterno e digiuno della materia, mischia le mele con le pere e consiglia tagli in certi settori per alimentarne altri, come se fosse banale. Eppure ci sono dei casi così macroscopici che mi sento di contribuire a una vena che potrebbe sembrare populista. Ecco i fatti. Mi ha raccontato un amico milanese che l'Expo 2015 di Milano è nato nell'entourage di Letizia Moratti, quando era sindaco della città, ma lei stessa era stata nominata - a rafforzare questo legame di primogenitura - quale Commissario delegato per la predisposizione degli interventi necessari alla migliore presentazione della candidatura della città di Milano quale sede di "Expo 2015" con un'ordinanza del presidente del Consiglio dei ministri del 18 ottobre 2007. Il 31 marzo del 2008 l'Expo 2015 venne assegnato a Milano, battendo la candidatura turca di Smirne. Nel novembre del 2010 venne l'ultimo assenso per l'Expo a Milano nel raduno della "Bureau International des Expositions" a Parigi. Fra le due date, il 6 aprile del 2009, ci fu il terremoto in Abruzzo, che rase al suolo una larga parte del centro storico della città dell'Aquila. I costi previsti per l'Expo erano all'inizio di quattro miliardi di euro, oggi - da quel che ho trovato da fonti attendibili - si viaggia sui dodici miliardi, ma operazioni di questo genere consigliano di fare i conti a consuntivo. Per altro c'è chi è finito in galera per alcuni appalti e questo dimostra come certe macchine da soldi - in un'Italia in cui i legami fra politica e business non finiscono mai - attirino i farabutti. Cosa c'entra tutto questo con il terremoto? C'entra, purtroppo. Ieri si ricordavano - annotavo la data della scossa letale poche righe qui sopra - i cinque anni dal sisma distruttivo. Ho già ricordato qui come, poco tempo dopo, per un reportage sugli interventi valdostani nella zona terremotata, visitai quella parte di Abruzzo colpita dal terremoto. Una visita che mi colpì moltissimo, specie il centro del capoluogo, compreso quel Palazzo del Governo, quasi raso al suolo, dove mio nonno fu Prefetto. Oggi in Abruzzo, malgrado i molti proclami, specie nei centri storici, compreso L'Aquila, la situazione resta difficile, i finanziamenti incerti e i tempi della ricostruzione un terno al lotto. Come non notare il terribile stridio fra quella manifestazione ormai anacronistica e costosa che è l'Expo - come se fossimo un Paese in via di sviluppo bisognoso di pubblicità - e una vasta area dell'Italia che aspetta da tempo quanto promesso da tutti i Governi che si sono succeduti, annunciando soluzioni risolutive per un'emergenza nazionale. In un Paese, oltretutto, dove vaste aree non sono ancora protette da calamità naturali, come il terremoto. Chissà magari dopo l'Expo...