I valdostani amano la politica, anzi amano la polemica politica. Non si dibatte solo nelle sedi deputate - genere assemblee o sedi di partito - ma la politica è uno sport popolare aggiuntivo, che vede i bar come luogo prediletto, in cui tutti diventano per un momento politologi o elzeviristi. Costa niente e ci si diverte in dispute infinite. Peccato che poi non sempre la "vis polemica" si trasformi in azione per una virale diffusione del conformismo "aspettando che...". Il più recente oggetto di attenzione - con i social nuovo terreno di scornamento fra fazioni - è la situazione che si configura in Regione, dove non c’è più la maggioranza regionale, ma non esiste al momento neppure una maggioranza alternativa. Tutti giocano al "piccolo costituzionalista" e si monta e si rismonta lo Statuto d’autonomia, nella parte forma di governo (articolo 15), e la sua legge applicativa che risale, dopo la modifica statutaria del 2001, ad una legge regionale del 2007 (legge 21). Come sempre capita, tutti hanno un pezzo di ragione e un pezzo di torto, ma il dialogo rischia di essere fra sordi, con tutto il rispetto per i non udenti. Tocca, perciò, chiamare in campo un giocatore dal passato, Guglielmo di Occam, filosofo e politico inglese, vissuto a cavallo fra il 1200 e il 1300. Era un francescano, diventato professore ad Oxford, dove aveva studiato. Come di moda al tempo, fu accusato di eresia, punito e poi fuggitivo in giro per l’Europa, finì i suoi giorni - sotto protezione dall'imperatore di cui divenne esegeta - a Monaco di Baviera. Si deve a lui un’espressione così riassunta in latino, lingua franca dell’epoca: «Entia non sunt multiplicanda prater necessitatem» (Gli enti non devono essere moltiplicati oltre il necessario) o anche, con lo stesso significato, «Pluralitas non est ponenda sine necessitate» (Non considerare la pluralità se non è necessario). Questa sorta di criterio è stato poi sintetizzato è diventata la regola nota come "rasoio di Occam", secondo la quale bisogna "tagliare" tutto ciò che è superfluo (principio di economia delle cause). La regola, visto che anche su questo ci si può dividere, può essere vista come utile per il minimo sforzo di comprensione, oppure come utile per avere la minima complicazione dei ragionamenti da sviluppare. Chiamiamola, insomma, un "criterio di semplicità". E la semplicità, sul filo del rasoio, è la seguente: il Governo Rollandin non ha più la maggioranza in Consiglio, che fu espressa lo scorso anno dagli elettori. Dunque - senza stare a girare attorno alla sfiducia costruttiva - ci vogliono le dimissioni. Se nei giorni seguenti ci saranno programmi e numeri per una nuova maggioranza e un nuovo Governo la Legislatura andrà avanti, altrimenti elezioni. Elementare, Occam!