Muore un ragazzo, Alex, per i postumi di un incidente con la sua "microcar" sulla strada statale 26 della Valle d'Aosta e il suo passeggero resta gravemente ferito. Saranno gli inquirenti a stabilire la dinamica dei fatti. Immagino - avendo la stessa età di mia figlia - lo strazio di parenti ed amici di fronte ad una vicenda così dolorosa, che induce al rispetto e alla partecipazione. Ma questo incidente riaccende l'attenzione su questo tipo di veicoli, guidabili a partire dei quattordici anni con il patentino del motorino. Traggo qualche dato - senza riferimenti con il caso citato - da un articolo sul sito della "Fondazione Unipolis", che accresce i miei timori. Così si apre il pezzo: "I drammatici incidenti stradali degli ultimi mesi ripropongono il problema delle "minicar", le mini "automobili" guidate dai ragazzini che stanno, purtroppo, continuando a mietere giovani vittime. Nate anche per temperare le ansie dei genitori che non vogliono comprare ai figli il motorino e pensano di proteggerli dentro un abitacolo in lamierino, si stanno dimostrando pericolose e insicure quasi quanto i veicoli a due ruote. «Le minicar sono oggettivamente più pericolose degli altri autoveicoli e sono i dati a dircelo», spiega Giordano Biserni presidente di "Asaps - Associazione sostenitori e amici della Polizia stradale". Infatti, «in caso di incidente, l'indice di mortalità, se si viaggia su una minicar, è doppio rispetto a quello calcolato, per chi utilizza un autoveicolo: 1,41 per cento per le microvetture, 0,7 per cento per le automobili»". Questo, purtroppo, illumina sui rischi, dati alla mano e così prosegue l'articolo: "Pur avendo le sembianze estetiche di un'autovettura, la fragilità strutturale del veicolo e la tipologia dei conducenti, giovanissimi e, spesso, anziani rendono le "minicar" uno dei mezzi più pericolosi sulle strade. «La pericolosità di queste vetturette deriva anche - continua Biserni - da un apparato frenante non adeguato, da dispositivi di protezione dell'abitacolo di dubbia efficacia e da un'instabilità sui fondi bagnati che rendono un possibile impatto molto più a rischio per il conducente rispetto ad un'automobile». I limiti di peso severissimi (per legge le "minicar" devono pesare meno di 350 chili) rendono praticamente impossibile l'installazione di barre di rinforzo, telai rigidi o "abs". Non è un caso che il legislatore li equipari in tutto e per tutto, salvo l'uso del casco, ai ciclomotori. Cosa fare, quindi, per limitare i pericoli e l'incidentalità? Per Biserni è indispensabile agire su più piani. «Innanzitutto è necessaria una forte formazione e informazione ai genitori che erroneamente considerano le "microcar" automobili in tutto e per tutto. Spesso sono ritenute dai genitori più sicure del classico motorino: il che è falso, come dimostrano i dati. Infatti, anche se non bastano quattro ruote e una carrozzeria per essere una vettura "vera", l'intima percezione di molti papà e mamme è che invece sia proprio così»". Ma veniamo a un punto delicatissimo e cioè il rischio che le macchinette vengano "truccate": "Per Biserni sono inoltre «necessari maggiori controlli da parte delle Forze dell'ordine sulle strade e sui veicoli, spesso modificati da meccanici compiacenti (la velocità massima consentita è 45 chilometri orari), rimanendo in attesa di una legislazione nuova che però ci auguriamo non si spinga a parificarle alle autovetture». La soluzione non sta, quindi, nell'eliminare le vetturette che rappresentano, come i motocicli, una valida soluzione al traffico (si parcheggiano facilmente e possono essere, specie in versione elettrica, un'alternativa più ecologica alle auto vere e proprie), ma nel codificarne l'utilizzo con l'introduzione di una patente ad hoc, nel controllarne l'eventuale manomissione del motore, nell'adeguarne le regole di circolazione a quelle delle auto, nel promuovere campagne informative rivolte ai genitori e agli stessi ragazzi per riflettere sulla pericolosità di una guida eccessivamente disinvolta ed ignorante delle basilari regole di sicurezza". Sono dei ragionamenti generali che confermano i rischi oggettivi con cui è bene fare i conti.