Mi spiace che l'anno scorso non siano stati festeggiati i vent'anni dall'ottenimento della competenza esclusiva sull'ordinamento degli Enti locali, ma lo capisco perché si sarebbe dovuto festeggiare - eresia! - anche chi vi scrive, quale autore materiale di quella modifica. Una riforma statutaria che, rispetto al vecchio Statuto del 1948, ha riportato in mano al Legislatore regionale, cioè il Consiglio Valle, una materia importante, che è servita a chiudere il cerchio di un disegno democratico. In sostanza si è tagliato quel cordone ombelicale dei nostri Comuni verso Roma - e non solo per la legislazione ma anche rispetto all'occhiuta presenza del Ministero dell'Interno - con la possibilità di avere un assetto originale del sistema autonomistico, che tenga conto anzitutto della dimensione montana ed alpina. Tutto il gran parlare della riforma degli Enti locali - compresa la legge elettorale comunale ed i numeri degli eletti, che è il problema attuale - deriva da questa possibilità. Altrimenti - che sia chiaro - ci sarebbe stata imposta dal centro quella congerie contraddittoria di norme susseguenti con conseguenze molto gravi sulle nostre "collettività locali" (come si dice da noi con un francesismo). Ho seguito, sin da quando ero deputato, la gran discussione su cosa fare e dopo un periodo di grande effervescenza seguita alla riforma si è avuto di fatto una sorta di congelamento del problema in attesa di una grande riforma, che in parte si è già concretizzata. La logica che ne deriva, con una legge regionale dell'agosto scorso in via di applicazione e che è in buona parte farina del sacco dell'Union Valdôtaine Progressiste, è il mantenimento dei 74 Comuni con una logica di collaborazione, in parte obbligatoria, derivante da un livello definito - anche se mi sembra linguisticamente brutto - "Unités des Communes valdôtaines". Penso che questa costruzione giuridica servirà anche al dibattito nazionale sulla montagna e le sue istituzioni, che continua ad essere uno dei problemi centrali. E non è solo una questione nostra, come ben visibile dalla discussione in Francia sullo stesso tema. Ma lì i temi montani sono così sentiti che gli eletti della montagna francesi, nella vicina Savoie, hanno avuto, con un lungo e articolato discorso di chiusura, il primo ministro francese, Manuel Valls, a termine dei loro lavori. Così il giornale "Le Dauphiné" ha riassunto alcuni temi: "La réforme territoriale: Manuel Valls a confirmé que le projet de loi permettrait aux zones de montagne de constituer des intercommunalités sans atteindre le seuil des 2.000 habitants comme il était prévu. Il s'est engagé à défendre une réforme de la dotation globale de fonctionnement des communes qui reconnaîtrait leur effort sur le plan environnemental. Lors d'un échange le matin même avec la presse régionale, il a assuré qu'il n'était pas hostile aux projets de fusions de départements, comme il en est question en Savoie et Haute-Savoie. «Il peut y avoir de la diversité, à condition que la volonté soit des deux côtés». La "Pac": la réforme de la Politique agricole commune vise à prendre encore mieux en compte les particularités des zones difficiles. Un thème sur lequel le ministre s'est longuement entretenu avec les éleveurs rencontrés jeudi soir et hier matin dans les Bauges. Ils lui rappelaient le coût généré par la production agricole en montagne malgré leur effort pour développer des filières de qualité mettant en valeur les paysages. Les médecins de montagne: la loi de financement de la sécurité sociale 2015 devrait contenir des mesures d'aides à l'installation de médecins dans les zones isolées. Le numérique: le plan pour le "Très haut débit" a pour objectif d'équiper tous les foyers d'ici à 2022, grâce à une enveloppe de 20 milliards. «Il n'est pas normal que l'on privilégie d'abord les villes au détriment des territoires éloignés. Mais c'est aussi à vous de faire pression sur les opérateurs, qui doivent tout à l'État et aux collectivités». Les vacances scolaires: le calendrier des vacances d'hiver et de printemps est l'objet de critiques récurrentes de la part des élus et professionnels des stations de ski. «J'ai demandé à la ministre de vous recevoir et d'entamer une discussion sur ce sujet»". Sono questioni molto concrete, che mostrano una visione "nazionale" del tema montagna, che in Italia - malgrado lo sforzo meritorio dei parlamentari che se ne occupano - stenta ad affermarsi ed è incredibile che questo avvenga nella Francia centralista. Quel che è certo è che anche la Valle d'Aosta deve riflettere di più sulla "sua" montagna. Il mantenimento in vita dei Comuni più montani - quelli senza il grande turismo - è un tema capitale, non risolvibile salvando l'esistenza dei Comuni come istituzione, ma come comunità. Questa necessità prevede una riflessione complessiva sui nostri modelli di sviluppo per evitare che certi Comuni esistano in futuro solo più sulla carta, morendo pertanto di consunzione, ma restino invece organismi vitali.