Ho seguito in televisione il discorso del nuovo Capo dello Stato, Sergio Mattarella e mi sono emozionato perché abbiamo passato tanti anni assieme, nel lavoro parlamentare, e vederlo assumere questo ruolo mi colpisce. Ho ritrovato nelle sue parole quella asciuttezza, priva di retorica e di furberie dialettiche, esattamente come l’ho conosciuto. Ogni passaggio attentamente misurato e spoglio, ma in un respiro ampio in cui ha toccato nella mezz'ora che ha occupato (e senza gli applausi sarebbe durato ancora meno) tutti i temi che contano. Direi di aver visto un'aula parlamentare (più delegati regionali ed autorità) che lo interrotto con battimani persino troppo insistenti, come se dovesse ritrovare, nelle idee cardine del suo intervento, quella sicurezza nel ruolo delle Istituzioni, che sembra ormai scemata nell'onda altissima dell'antipolitica, che è in buona parte stata creata proprio dalla cattiva politica.
Mattarella, che ha conosciuto i passaggi politici dagli anni Ottanta in poi, conoscendo bene i veleni che si sono insinuati nel corpo della Repubblica, è persona adatta per avere tutti gli antidoti in quel ruolo di "arbitro" che ha giustamente evocato, ricordando però che ci deve essere correttezza anche da parte dei giocatori. Penso che quest'ultimo passaggio debba essere inteso da tutte le orecchie. Ho avuto il privilegio di votare tre Capi dello Stato: Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, ma anche di frequentare per anni il Quirinale, quando il Presidente era Francesco Cossiga. Ognuno con il suo carattere e la sua personalità e pure con i suoi difetti su cui ognuno può dire la sua. Il Presidente Mattarella darà al suo mandato caratteristiche adatte a questi tempi difficili e lo farà senza sconti per chi sbaglia o volesse adoperare il Quirinale con una logica da "passacarte". Ho capito, nel lavoro comune su tanti argomenti, come Sergio sia un uomo che legge e soppesa, studia e propone, media e risolve. Non sarà un soggetto passivo, che consideri il ruolo presidenziale come una comoda poltrona da fine carriera. Vigilerà - e non solo come siciliano o per il fatto di essere stato una volta eletto deputato in Trentino-Alto Adige - sulle Autonomie speciali, sapendo che anche in questo caso non ci saranno scorciatoie, perché l'Autonomia speciale deve essere fatta di diritti e doveri. Ama le montagne e in special modo le Dolomiti, per cui possiamo dire che al Quirinale ci sarà anche chi saprà ascoltare i problemi del mondo della montagna. Non si chiuderà nello splendido Palazzo del Quirinale, ma dobbiamo immaginare un Presidente aperto e curioso di quanto avviene nella società italiana con sobrietà e rispetto per tutti. Buon lavoro, Sergio. Pardon, Signor Presidente!