Ai tempi del Liceo, questo Francis Bacon o Francesco Bacone ti riportava nelle affascinanti atmosfere londinesi del Cinquecento ed a lotte di potere - che lo faranno morire in disgrazia, dopo essere diventato persino Lord Cancelliere - che facevano impressione, in quel crogiolo da cui poi sortirà la democrazia parlamentare. Ma questo personaggio spuntava non solo nella Storia, ma anche in Filosofia e nelle lezioni di Scienze, e me lo ritrovai all'Università in un interessante corso sugli Utopisti, per via di un suo lavoro intitolato "La Nuova Atlantide". Bacone capì anzitempo aspetti fondamentali dell'avviata "rivoluzione scientifica" e fu precursore di aspetti importanti dell'Illuminismo.
Nel "Novum Organum" (in latino "nuovo organo", cioè nuovo strumento per indagare il mondo), Bacone tenta di sostituire il sapere deduttivo della logica classica con una nuova logica, strettamente dipendente dalle nuove scoperte tecnico-scientifiche del tempo incentrata sul metodo induttivo e sperimentale, fondato sulla scelta, la valutazione e lo studio dei casi particolari, da cui partire per ricostruire per gradi le leggi generali. Una rivoluzione quindi, rispetto alla vecchia logica, che partendo dall'universale e da sistemi generali si imponeva sui giudizi caso per caso. Mi fermo qui, ma oggi mi serve utilizzare due strumenti che mi è capitato spesso, anche nei discorsi pubblici, di usare per comodità.
Si tratta - con l'utilizzo del latino, lingua colta dell'epoca - di spiegare con Bacone la coabitazione di una "pars destruens" (cioè la critica alle idee e alle posizioni altrui) e una "pars costruens" (vale a dire l'indicazione propositiva della strada da seguire). La "pars destruens" segnala le principali fonti di errore, denominate idola (in latino, "fantasmi, rappresentazioni mentali"), e suggerisce la via per eliminarle.
Nella "pars costruens" del "Novum Organum", invece, viene spiegato come l'induzione preveda la raccolta e la descrizione dei fatti, che, per essere poi interpretati correttamente, dovranno manifestarsi ben strutturati e catalogati al nostro intelletto razionale.
L'applicazione schematica di questo approccio alla Politica non è possibile, naturalmente. Già per le Scienze esatte il principio vacilla, ma se si entra nei rapporti umani e nelle mille varianti possibili tutto diventa friabile e non esistono dimostrazioni semplici dei comportamenti politici. Ma una cosa certa è che è vero che anche in Politica che deve esistere una parte costruttiva, dopo avere giustamente criticato tutto il criticabile. Ho visto per anni, nelle mie esperienze, persone orrendamente incarognite da decenni di opposizione politica, come pirati al perenne assalto della nave, benché ormai provati dall'età e dalla ripetitività di argomentazioni. Ho constatato visioni cieche di chi, neppure sfiorando un dossier, si lanciavano in filippiche già preconfezionate, perché era l'odio che alimentava certe argomentazione, finendo per perdere il filo della ragione su singoli argomenti.
Questo non mi appartiene, avendo sempre praticato - nelle cose che ho dovuto fare - la ricerca di punti di equilibrio o di punti di vista nuovi per superare impasse e impaludamenti.
Ma la la "pars costruens" non vuol dire far finta che la "pars destruens" non sia esistita e fosse come una specie di pretesto: un abbaiare per ricevere infine un osso da sgranocchiare.
Meglio la forza delle proprie convinzioni e la ricerca di strade da percorrere, che poi è quanto serve per tutto nella propria vita, in molti passaggi. Altrimenti vale la metafora marinara di Sir Bacone:«Ci sono cattivi esploratori che pensano che non ci siano terre dove approdare solo perché non riescono a vedere altro che mare attorno a sé».