E' bravo chi ci capisce qualcosa sul futuro del "Casino de la Vallée" di Saint-Vincent e c'è da chiedersi chi stia davvero dettando la linea e creando i contatti sulle delicate prospettive, al di là dell'apparenza delle ultime e interessanti notizie fresche di edicola. Oggi su "La Stampa", infatti, è Enrico Martinet a diradare in parte la fitta nebbia che avvolge la vicenda e a spiegare che, dopo la sparizione dei cinesi salvifici, è l'ora degli yankees di "Hard Rock", quelli dei celebri "Cafè" (ma ormai si occupano di hotel e casinò, come ben visibile nel rutilante sito web), che sarebbero pronti a rilevare tutto il complesso e cioè un "Grand hôtel Billia" fermo al palo e quel che resta dei fasti della Casa da gioco, un tempo la più importante in Europa.
Lo scoop del giornale spiega, con dovizia di particolari che certo il vecchio cronista ha raccolto dai protagonisti di certe trattative, filtrate certo non a caso, le novità di una privatizzazione alla valdostana, che sarebbe accelerata anche dalle nuove norme statali sulle Partecipate, che obbligherebbero alla cessione di società pubbliche con bilanci in rosso senza possibilità di sopravvivenza. Per cui questa operazione apparirebbe più all'insegna del "si salvi chi può" che di un razionale piano di salvataggio, per altro l'ennesimo, visto il profondo rosso dei bilanci. Martinet, con la solita perizia descrittiva, dà conto della trattativa in corso da parte dell'assessore Ego Perron, evidentemente per nulla scalfito nella delicata e menagrama delega sul Casinò da un'inchiesta giudiziaria di cui si è parlato nelle settimane scorse e in più ritenuto da chi regge la Giunta tecnicamente all'altezza di gestire una trattativa così delicata. Faccia a faccia con gli americani - che non si capisce per ora con esattezza quale business scorgano - che per ora, pare non tenere conto, già nell'esplicitazione dell'esistenza di contatto che sembrano prefigurare un partner predefinito, delle procedure di evidenza pubblica per il necessario rispetto dei passaggi resi obbligatori dalle normative del diritto comunitario. Circostanza che fa rabbrividire per il timore che si stiano cercando chissà quali cavilli giuridici per un'improbabile trattativa privata con un solo interlocutore che detti le regole. Quel che è certo è che se vi mettete a leggere di fila i ritagli di stampa degli ultimi anni non sapreste se ridere o piangere. Mentre il "Titanic - Casa da gioco" imbarcava acqua ed iniziava ad inabissarsi, l'orchestrina della maggioranza regionale suonava solo musiche allegre e distensive: «tutto va bene», «il mercato regge», «ci sono segnali positivi» e via di questo passo. Il cambio di dirigenza, con l'uscita di Luca Frigerio amministratore unico e plenipotenziario, è avvenuto con fair play, senza colpo ferire su eventuali errori e responsabilità, tipo i conti sempre più in rosso e i costi e la qualità dei lavori di ristrutturazione. Anche in questo caso la musichetta suonata nel lungo periodo della gestione Frigerio era sempre all'insegna del «ci sono problemi, ma stiamo lavorando per voi e il futuro non preoccupa». La nuova coppia Scordato-Sommo aveva un compito: evitare il naufragio agendo sui costi e rilanciando il gioco. Evidentemente, malgrado comunicati stampa sempre all'insegna dell'ottimismo, ora la politica è in panico, considerando fallito il cambio dei cavalli e certe bugie sul l'avvenire radioso hanno ormai le gambe sempre più corte ed il rafforzamento della maggioranza - con Union Valdôtaine Progressiste "official" che è corsa in soccorso del vincitore con una giravolta - consente anche di cambiare scenario per distrarre l'opinione pubblica. Ecco dunque spuntare nel nuovo programma elettorale di fine legislatura la panacea della privatizzazione, che incrocia - come dicevo - anche la volontà del Governo Renzi di sforbiciare la giungla italiana delle Partecipate di Regioni ed Enti locali. Ora questa strada sembra avere il volto sorridente degli americani e le fattezze di una grande autostrada, anzi "highway", verso nuovi orizzonti, che tolgano dalle mani di chi ce l'ha la "patata bollente"di quello che - con un anglicismo profetico - si chiama già "Resort & Casino". Vedremo poi la realtà.