Immagino che i magistrati di Milano, cui spettano le indagini sui colleghi di Aosta in caso di necessità, abbiano valutato a lungo una misura pesante come l'arresto del Procuratore di Aosta, Pasquale Longarini, cui si ascrivono accuse rilevanti. Si tratta del reato di "induzione indebita a dare o promettere utilità" (articolo 319 quater del codice penale), che deriva dalla vecchia concussione. Ci sarebbe l'accusa di favoreggiamento per avere dato informazioni riservate su una inchiesta. Spiega oggi Luigi Ferrarella sul "Corriere della Sera": "La prima accusa, quella di "induzione indebita a dare o promettere utilità" (da 6 a 10 anni), poggerebbe sulla contestazione al pm di un illecito modellato su una sorta di triangolo di benefici incrociati".
"Longarini era infatti titolare di un procedimento penale a carico di un imprenditore alberghiero per reati di natura fiscale - continua l'articolo - E secondo l'ipotesi accusatoria gli avrebbe prospettato un modo per ammortizzare i rischi dell'inchiesta (sotto forma di soluzione del versante penale a fronte di un immediato pagamento in sede amministrativa) a condizione che l'albergatore per alcune categorie merceologiche fosse andato a rifornirsi da un imprenditore amico del magistrato, imprenditore peraltro (stando a quanto captato dalle indagini) in rapporti con ambienti contigui a clan di 'ndrangheta. Ne sarebbe sortita una serrata trattativa tra i due imprenditori, al cui esito l'albergatore avrebbe in effetti firmato un contratto per ricevere dall'altro imprenditore (quello amico del magistrato) forniture del valore di circa 70-100 mila euro l'anno. L'inchiesta, che ha utilizzato la testimonianza dell'albergatore e monitorato il pm con intercettazioni telefoniche, avrebbe inoltre individuato una vacanza con gli imprenditori senza alcuna spesa per il pm, episodio tuttavia non inserito in un'imputazione a parte". Si potrebbe trattare - visto che oggi Paolo Colonnello su "La Stampa" parla di un albergatore-gioielliere all'origine della denuncia - di una vicenda fiscale uscita sui giornali mesi fa. Aggiunge Ferrarella sul secondo reato: "Quanto alla seconda ipotesi, "favoreggiamento", a Longarini viene contestato di aver fornito all'imprenditore (quello amico e beneficiario del precedente triangolo) notizie di una inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Torino". Il favorito, in entrambi i casi, sarebbe Gerardo Cuomo, titolare di quel "Caseificio Valdostano" diventato un impero monopolistico nel settore. Quando ero consigliere regionale, ricordo un sacco di polemiche su certe forniture al "Grand Hôtel Billia" ed al Forte di Bard e la sua conoscenza con Longarini era un fatto di cui si parlava, così come di relazioni strette con esponenti politici, che erano stati felici del suo spostamento all'Autoporto di Aosta, dove da qualche anno c'è la sua base operativa. Un uomo dalle amicizie "giuste", che io non ho mai conosciuto. Longarini, invece, l'ho conosciuto: mi interrogò tanti anni fa, con grande durezza, degna di miglior causa, quando ero deputato per una visita al carcere di Brissogne. Era convinto che chissà cosa si nascondesse dietro ad un fugace incontro - in presenza del direttore del carcere e del capo delle guardie - con l'allora assessore Ugo Voyat, che poi venne assolto. La Camera dei deputati riconobbe la piena legittimità dei fatti e non diede l'autorizzazione a procedere e qualcuno evocò nelle discussioni un "fumus persecutionis". Lo incontrai in Tribunale, come parte lesa, in altre occasioni e civilmente ci salutammo e scambiammo qualche parola. Ora questa vicenda sembrerebbe rientrare, se confermata nella gravità prospettata, in una certa rete di conoscenze che incidono sulla vita pubblica valdostana. Si tratta di scavare a fondo e domenica scorsa, non a caso, ricordavo su questo Blog - perché talvolta mi sono sentito così - la figura letteraria che sfida il tempo di Don Chisciotte.