Fuori dalla Valle d'Aosta sono già partiti a spron battuto e bisognerebbe evitare che noi valdostani ci si trovi a dover inseguire il gran numero di persone che stanno lavorando su una data, il 2020, e su di una personalità che dovrebbe essere nata in quella data mille anni fa. Mi riferisco ad un Santo valdostano, San Bernardo, che non a caso venne annoverato - in una ricostruzione a cura di Maria Costa - come una fra le cento personalità di spicco del millennio scorso in Valle d'Aosta. Si tratta di ricentrare storicamente questa figura interessantissima, la cui personalità è stata disturbata nella sua esatta individuazione sia dalla scarsità di documenti certi, ma anche per i molti falsi che hanno cercato di occuparsi di lui a beneficio di vantaggi di vario genere.
Il più clamoroso, che l'anniversario dovrebbe sciogliere una volta per tutte, è la balla colossale che colloca la nascita nel piccolo Comune dell'Alta Savoia Menthon-Saint-Bernard, che già nella sua stessa definizione perpetra un falso storico, essendo ormai largamente appurato che il Santo era di nobili natali valdostani. Temo che sul punto, nel quadrato di manifestazioni fra Italia e Svizzera, con la logica aggiunta di Novara luogo di sepoltura e di conservazione delle reliquie, i rapporti con la Francia, che vanta un Ospizio del Piccolo San Bernardo legato anche ai Canonici di Verrès, potranno assumere la connotazione di qualche piccolo conflitto, visto che Menthon su certe leggende fasulle, legate anche al bel castello locale, ci campa per il flusso turistico che genera. Scriveva nel "Dizionario biografico Treccani" Raffaele Volpini: «Bernardo d'Aosta, santo. - Più comunemente conosciuto come "Bernardo di Mentone" per le origini nobiliari falsamente attribuitegli dalla tarda leggenda, è invece nelle fonti liturgiche (secoli XIII - XIV) indicato come "Bernardus Mont Iovis", con riferimento alla località, oggi legata al suo nome, in cui sorse il celebre ospizio (Gran San Bernardo), od anche, più tardi, "Bernardo di Novara", dalla città che, per avere conservato il suo sepolcro, si è trovata al centro del culto del santo. Le testimonianze più antiche, tuttavia, offrono unicamente la menzione dell'ufficio ecclesiastico, da lui ricoperto, di arcidiacono di Aosta. Le notizie biografiche, già estremamente scarse, sono state poi rese più confuse dalle complicazioni di una sprovveduta ma anche fortunata falsificazione agiografica. Il compilatore, che visse agli inizi del secolo XV, si attribuisce il nome di Riccardo di Valdisère e si dichiara compagno e poi successore di Bernardo nell'arcidiaconato di Aosta e, pertanto, testimone dei fatti che narra. Approfittando del vuoto di notizie storiche, pressoché completo, poté ricostruire ex novo la biografia del santo, non solo accogliendo ed amplificando gli svolgimenti di una già ricca tradizione popolare, ma piegando anche quelle risultanze a uno scoperto intento encomiastico nei confronti di alcune nobili famiglie della Savoia, a cui venivano assicurate lontane ascendenze carolinge. Ne derivano, in un contesto di bizzarre divagazioni mitologiche, che si riallacciano alla preistoria pagana del Gran San Bernardo, tutti i dati fino al principio di questo secolo pacificamente acquisiti al profilo biografico di Bernardo e, in particolare, con l'assegnazione del santo alla famiglia baronale di Mentone, le delimitazioni cronologiche della vita (anno 923 per la nascita e 1008 per la morte)». Date sbagliate, perché arretrate, e la scelta di festeggiare il Santo nel 2020 rimette a posto gli aspetti di una cronologia sbilenca. Quel che è certo è che non sarà facile dare ancora più gambe alla conoscenza di questa straordinaria personalità. Il più o meno coetaneo Sant'Anselmo di Aosta ha offerta il vantaggio di avere lasciato una mole impressionante di scritti e un mare di documenti, che invece per l'altro illustre Santo mancano in gran parte e chissà che l'anniversario non consentirà di alimentare e nuove scoperte su di un periodo storico ricco di suggestioni e di misteri. Ha scritto Domenico Agasso su "Famiglia Cristiana": «Di lui è più ricordata tuttavia l'opera di rianimatore della vitalità europea in uno dei suoi punti più colpiti: il passo di Monte Giove (detto poi in suo onore Gran San Bernardo). E' l'importantissimo valico che consente il viaggio lineare da Londra alla Puglia, per merci, persone, idee. Dice una preghiera in suo onore: "Il miracolo di Monte Giove, o Bernardo, mostrò la tua santità. Qui tu hai distrutto un inferno e costruito un paradiso". Alla fine del IX secolo, forze arabe partite dalla loro base di La Garde-Freinet (Costa Azzurra) hanno occupato con altri valichi quello di Monte Giove e i villaggi dei due versanti. Qui si sono poi dedicati a rapimenti, sequestri, uccisioni, incendi di monasteri, chiese, paesetti. Ci sono poi signorotti locali, cristiani, che li assoldano volentieri per le loro contese; e non manca chi si spinge fino a imitarli nelle estorsioni. Questo è l'"inferno". E finisce dopo che nel 973 Guglielmo di Provenza distrugge la base araba di La Garde-Freinet, provocando il ritiro delle bande dai monti. Per l'alto valico (a 2.473 metri) riprendono i passaggi, con gravi disagi per ciò che è stato distrutto o bruciato. E qui arriva Bernardo. Che non porta subito il "paradiso". Anzi: il suo lavoro inizia nella prima metà dell'XI secolo con molte difficoltà e pochi mezzi. Ma con un'idea innovatrice: tagliare a metà la consueta tappa Saint-.Rhémy (Val d'Aosta) Bourg- Saint- Pierre (Vallese) e stabilire una tappa intermedia proprio sul valico. Intorno all'idea, per opera sua e dei continuatori, si sviluppa l'organizzazione. Invece di un semplice rifugio, i viaggiatori, i cavalli, le merci, troveranno accoglienza organizzata, servizio efficiente, sotto la direzione di una comunità monastica impiantata da lui, e cresciuta dopo di lui, con lo sviluppo di edifici e servizi dalle due parti del valico. A Bernardo si attribuisce anche la fondazione dell'ospizio sull'Alpe Graia (Piccolo San Bernardo), ma la cosa non è certa. E poi c'è l'altro Bernardo: il predicatore, non solo nella Vallée; anche nella zona di Pavia, ad esempio. E nel Novarese: in sintonia con la riforma della Chiesa, Bernardo si batte contro l'ignoranza e i cattivi costumi del clero, l'abbandono dei fedeli, il commercio delle cose spirituali. E' la parte meno nota della sua vita, ma è anche quella che impegna tutte le sue forze. Anzi: Bernardo muore appunto facendo questo lavoro, mentre si trova a Novara, la cui cattedrale custodirà poi le sue spoglie». Roba da fiction televisiva e non solo da conferenze e libri dotti!