A fine mese - e non ha inciso poco sulla politica italiana nell'allontanare le possibili elezioni post referendum - ci sarà il "G7" a Taormina, dove tra l'altro l'organizzazione dell'evento pare piena di magagne ed ormai con la manifesta ostilità degli operatori turistici locali. "G7", lo ricordo, sta per "Gruppo dei Sette", cioè i sette Paesi con la ricchezza nazionale netta più grande al mondo, almeno una volta era di certo così. Nato nel 1975, venne formalizzato nel 1986, quando il Canada aderì al precedente "Gruppo dei Sei" composto da Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d'America. Anche il rappresentante dell'Unione Europea ed il presidente del "Fmi" sono sempre presenti agli incontri.
In vista dell'appuntamento, che avverrà in un clima internazionale non molto propizio per tante ragioni che non sto qui ad elencare, le "Accademie nazionali delle Scienze" dei partecipanti hanno redatto un documento presentato alle massime autorità italiane. "HuffPost" così riassume le tre priorità: «La prima raccomandazione riguarda la promozione della resilienza del patrimonio culturale ai disastri naturali. Le Accademie sottolineano la necessità che la protezione dei beni culturali dalle catastrofi naturali riceva attenzione adeguata. Un tema importante, a cinquant'anni dall'inondazione che nel 1966 devastò Firenze, che l'Accademia dei Lincei ha recentemente approfondito in una conferenza internazionale conclusasi con l'approvazione della "Carta di Roma". Il documento costituisce anche una sollecitazione tempestiva a poca distanza da un terremoto che, ancora una volta, ha colpito le vite umane e anche la sopravvivenza del prezioso patrimonio artistico dell'Italia centrale. E' compito dei governi accentuare gli sforzi, individuando e implementando azioni innovative sul piano educativo, scientifico, tecnico ed economico, con la consapevolezza che i paventati cambiamenti climatici potranno accentuare frequenza e intensità delle catastrofi naturali». Trovo molto nobile questo punto: ma sarebbe bene - l'ho notato con l'ultimo terremoto distruttivo, quello sugli Appennini - che, senza perdere di vista i beni culturali, si riflettesse sempre sulle priorità della vita quotidiana delle persone che abitano nelle zone variamente sinistrate. Prosegue l'elenco: «Il secondo punto mette al centro l'incidenza di malattie neurodegenerative come il Parkinson, l'Alzheimer e la "Sla". Dato che l'insorgenza della malattia dipende dall'età e considerato che l'aspettativa di vita, già superiore agli ottant'anni, tenderà ad aumentare, si prevede un cospicuo aumento delle malattie neurodegenerative. Attualmente nel mondo i malati di Alzheimer sono quaranta milioni, ma aumenteranno a 135 milioni nel 2050. Poiché al momento non è noto un farmaco specifico ed efficace che consenta di rallentare, bloccare o invertire il decorso della malattia, il costo per l'assistenza aumenterebbe a parecchi trilioni di dollari all'anno; e il peso per le famiglie sarà devastante. Il documento indica la via maestra da seguire per tentare di arrivare alla scoperta di una cura specifica, incentivando risolutamente la ricerca fondamentale nel campo che ha aperto alcune prospettive promettenti; e sollecita una decisione politica risoluta e globale per prevenire uno tsunami neurologico». Come non essere d'accordo? La Salute, specie nelle età più avanzate, sta diventano un problema enorme e ogni famiglia sa che questa prospettiva è davvero inquietante e non solo per noi stessi, ma per le persone cui vogliamo bene. Non per "benaltrismo", ma credo che l'altro punto da non dimenticare resta l'emergenza cancro, che colpisce con gli esiti che ben sappiamo. Infine: «Il terzo punto riguarda invece sfide e opportunità della nuova rivoluzione scientifica e tecnologica. Secondo il "G7" delle "Accademie Nazionali delle Scienze", i nuovi paradigmi di crescita economica derivano dalla rivoluzione scientifica e tecnologica che offre grandi opportunità ma che richiede investimenti in strutture produttive ed in infrastrutture tangibili (reti di comunicazione, ristrutturazioni ecocompatibili, creazione di nuovi impianti, ecc.) e intangibili (nuovi e diffusi sistemi di istruzione, formazione, ricerca, ecc). Necessarie sono anche governance nazionali e internazionali che contribuiscano alla consapevolezza delle opinioni pubbliche, alle relazioni economiche internazionali, alla concorrenza, all'inclusione socio-occupazionale, alla riduzione dei divari interni ai Paesi e tra nord-sud come argomenta anche l'Agenda 2030 dell'Onu. "Se le opportunità della nuova rivoluzione scientifica e tecnologica non vengono governate e diffuse - sottolineano le "Ans" - i divari aumenteranno con effetti negativi per lo sviluppo sostenibile"». I divari mai come in questa epoca di migrazioni di massa sono il problema, che mette in gioco non solo gli aspetti scientifici, ma i sottostanti problemi di Democrazia. Quel che conta - ne ho parlato tempo fa con le inquietanti prospettive dell'Intelligenza artificiale - è capire come certe novità impatteranno sul futuro degli esseri umani. Quel che conta, in sostanza, è essere preveggenti, nel limite del possibile perché l'imprevisto c'è sempre. Ma prepararsi è essenziale: anche nel dibattito valdostano, assorbiti come siamo dalle molte urgenze e contingenze, rischiamo di non avere quello sguardo verso il futuro senza il quale saremmo perennemente alla rincorsa.