Se si parla di naso non si può non pensare all'immortale monologo di Cyrano de Bergerac dalla penna di Edmond Rostand nella sua celebre opera ottocentesca. Eccone un pezzettino: "Ah! Non! C'est un peu court, jeune homme! On pouvait dire... Oh! Dieu!... bien des choses en somme. En variant le ton - par exemple, tenez. Agressif: moi, Monsieur, si j'avais un tel nez, Il faudrait sur-le-champ que je me l'amputasse! Amical: mais il doit tremper dans votre tasse! Pour boire, faites-vous fabriquer un hanap! Descriptif: c'est un roc!... C'est un pic !... C'est un cap! Que dis-je, c'est un cap?... C'est une péninsule! Curieux: de quoi sert cette oblongue capsule?"
Come noto, lo prendo dalla "Treccani", questo Cyrano letterario si rifaceva ad un personaggio realmente esistito nel Seicento: "Nato da una famiglia di piccola nobiltà, condusse vita dissipata, di autentico libertino. Intrapresa la carriera delle armi, si distinse come formidabile spadaccino; ferito due volte in combattimento, tornò a Parigi dove si consacrò agli studi letterari. Fu scrittore estroso, bizzarro, ma audace, vigoroso; s'interessò alla filosofia di Gassendi, fece aperta professione di ateismo; in politica non ebbe un atteggiamento ben preciso" Ma di lui, resta nella vulgata la forza del suo naso! Questa storia del naso e del suo ruolo al centro della nostra faccia è stato uno dei cavalli di battaglia di Desmond Morris nel libro "La scimmia nuda" (da cui hanno preso spunto gli autori della canzone in voga "Occidentali’s Karma" cantata da Francesco Gabbani, che ha pure incontrato il bizzarro etologo inglese). La tesi di Morris è che questa appendice nasale, sporgente e carnosa, che ci portiamo in giro è così diversa dagli altri primati per una funzione di manifesto sessuale e la visibilità frontale deriverebbe dalla nostra scelta di essere in posizione eretta. In sostanza le labbra carnose e spesso nelle donne segnalate con rossetti accesi sarebbe il sesso femminile e il naso - facile da capire - una rozza rappresentazione del sesso maschile. Si presta di certo a divertenti conversazioni fra amici, molto più di quanto possa avvenire con le dissertazioni sui nasi di Cesare Lombroso, padre della criminologia, che ha fatto della fisiognomica il suo cavallo di battaglia e il naso era uno dei possibili marker della propensione a delinquere. Perché parlo del naso, al di là di una questione personale dovuta dell'imponenza statuaria del mio? Semplicissimo, perché la bella stagione implica un superlavoro per quello che considero il mio punto forte: l'olfatto. Ha sottolineato con ironia la scrittrice belga Amélie Nothomb: "L'odorato ha di meraviglioso che non implica alcun possesso. Si può essere straziati di piacere, per la strada, grazie a un profumo indossato da una persona non identificata. E' il senso ideale, molto più efficace dell'orecchio sempre tappato, molto più discreto dell'occhio che si comporta da padrone, molto più raffinato del gusto che gode solo quando consuma". Il vantaggio è poi che l'odorato, che sia un profumo o una puzza, è davvero sempre acceso e vigile. Posso dire con certezza di avere molti ricordi dell'estate depositati nella mia memoria olfattiva. L'altro giorno passeggiavo in un bosco ed ecco sopravvenire quel profumo particolare, più esattamente di conifere, che disegna molto più di altro certi microclimi della montagna. Idem per certi ambienti marini e quell'odore di salsedine che si differenzia a seconda del tempo che c'è e che diventa meraviglioso quando spirano venti particolarmente forti. Esistono odori di torrente lento o veloce, di spiaggia sabbiosa o di ciottoli, di lago di alta quota o di pianura, di prato fiorito o con l'erba appena tagliata, di roccia assolata o bagnata, di pioggia estiva fugace o persistente… Un patrimonio gigantesco, che ci portiamo dentro come se fosse un'enciclopedia.