La "Coldiretti" - dopo la strana parentesi della mobilitazione pancia a terra a favore della riforma costituzionale Renzi - Boschi - si lancia in queste ore contro il "Trattato Ceta" (Unione europea-Canada), già votato dal Parlamento europeo ed ora in fase di ratifica - una sorta di pro forma, ormai - da parte del Parlamento italiano. Il tema, pur affrontato a traguardo quasi passato, è di un certo interesse per il futuro della nostra "Fontina" nel grande Paese del Nord America e purtroppo una delle spine che ci riguarda viene dai nostri amici francofoni del Québec. Dice con onestà la relazione del disegno di legge del Governo Gentiloni in un suo passaggio: "Il Canada proteggerà anche le denominazioni di cinque formaggi particolarmente importanti ("Asiago", "Gorgonzola", "Feta", "Fontina" e "Munster"), fino ad ora non tutelati".
"L'utilizzo di queste denominazioni europee sarà ora protetto in Canada - si legge ancora - ad eccezione dei prodotti già presenti sul mercato canadese con la stessa denominazione. I suddetti prodotti potranno essere commercializzati solo se accompagnati da indicazioni quali "stile", "tipo" o "imitazione". La soluzione di compromesso sulle cinque denominazioni sui formaggi, di cui quattro italiani, continua a consentire una concorrenza scorretta sul mercato canadese". In effetti esiste da anni una "Fontina" canadese, che resterebbe sul mercato, così descritta su di un sito: "Fait de lait pasteurisé, ce fromage sans croûte à pâte ferme est affiné plus de trois mois dans la masse. La texture douce et légèrement crémeuse de ce gouda de type italien laisse s'épanouir un arôme délicat de noisette accompagné d'une touche de beurre fondu. Le "Fontina" est également offert en version fumée depuis 2013. Souvent utilisé en raclette, c'est aussi un fromage qui se râpe bien, parfait pour les pizzas et tous vos plats gratinés. Ce fromage est fabriqué par les moines bénédictins de l'Abbaye de Saint-Benoît-du-Lac qui vivent du travail de leurs mains. Inaugurée en 1943, la fromagerie de l'Abbaye y fabriquait alors exclusivement le fromage bleu "l'Ermite". Aujourd'hui, elle produit une douzaine de variétés de fromages". Pure i monaci benedettini québécois potranno continuare a farci concorrenza, pure con una versione - che il Signore li perdoni - affumicata! Per altro la "Fontina" soffre di imitazioni anche in Paesi europei per il mercato extraeuropeo e di altre ricopiature. Wikipedia in inglese ne dà conto: "As with many other varieties, the name "Fontina" has been imposed upon by such derivatives as "Fontinella", "Fontal", and "Fontella". Although the version from Aosta Valley is the only original and the most famous, a derivative production occurs in other parts of Italy, as well as Denmark, Sweden, Quebec, France, Argentina, and the United States". Ne scrivevo già qualche anno fa, segnalando la "Danish Fontina", un formaggio che non è neppure parente lontano del nostro e lo stesso vale per la "Swedish Fontina" e pure per una pseudofontina prodotta nel Wisconsin, la "American Fontina". Sconsiglio vivamente di vederne la descrizione nelle pubblicità sul Web! Il mio "corrispondente" dal Sud Africa, il valdostano Erik, così mi scrisse sul prodotto danese, che aveva visto in un negozio laggiù: «Il produttore si chiama "Uhrenholt A/S." Da quanto si evince dal loro sito Internet, sono un bel colosso da 560 milioni di euro di fatturato che trasforma circa 18 milioni di chili di latte l'anno in principalmente "Fontina"! Non sono un esperto, ma se non erro il rapporto tra litri di latte e chili di formaggio e 1/10. Dunque 1,8 milioni di chili. Prendendo il peso medio di una forma a dieci chili abbiamo un equivalente di 180mila forme. Si può discutere sui numeri ma il danno c'è ed è enorme. Mando le foto a Luciano così vedrete che prendendo il cambio attuale tra euro e rand sudafricani uno a nove, il prezzo di quella nefandezza, reso in Sud Africa, è equivalente a 26.66 euro al chilo!». Insomma il "Ceta" descrive, immaginando una forma di tutela che salva l'esistente (sic!), solo della punta di un iceberg di imitazioni e frodi alimentari nel mondo, ma anche a due passi da noi, se non nella stessa Valle d'Aosta (esemplare la domanda «vuole la Fontina dolce?», da giustizia sommaria). Non resta che lavorare sul prodotto vero e sulla sua produzione sempre più di qualità e con reti di commercializzazione capaci di affermarne la versione giusta del nostro formaggio, specie se confrontato con certe schifezze in circolazione. Poi magari una bella segnalazione alla Commissione europea sui caseifici europei che producono la "Fontina" fasulla da esportare nel mondo la farei, tanto per vedere l'effetto che fa...