Le cronache dei giornali danno conto di questa estate in cui torna, con tutta evidenza, il problema della carenza di acqua in molte zone d'Italia (il caso più eclatante è Roma!), alcune delle quali soffrono da sempre di problemi infrastrutturali già in periodo ordinario, figurarsi in un momento siccitoso come l'attuale con la "spada di Damocle" del riscaldamento globale che pende, menando già fendenti. Non mi riferirò ai dati e ai fatti che riguardano il mondo intero. Un esempio solo: fra le ragioni della scelta di fuggire dai Paesi d'origine di una parte dei migranti che sbarcano in Italia c'è la desertificazione nella fascia subsahariana dell'Africa ed altre zone, in tutti i Continenti, sono senz'acqua e il dato eclatante è che una persona su otto vive sul nostro pianeta senza acqua potabile.
Ricordo da bambino, ma non ne so le ragioni tecniche vista l'abbondante acqua nell'entroterra montuoso, certe estati ad Imperia - dove è nata mia mamma e passavano le vacanze - con l'acquedotto all'asciutto per lunghi periodi. La notte si lasciavano i rubinetti aperti con pentole sotto nella speranza di raccogliere un po' di acqua e anche noi piccoli ci mettevamo con le taniche in fila davanti alle autobotti e per cucinare si usava acqua in bottiglia. Piccola esperienza personale, nulla di drammatico naturalmente, dei disagi derivanti dalla carenza d'acqua. Appartengo per altro alla generazione che andava nelle baite in montagna con fontana fuori, brocca dell'acqua sul tavolo e catino per lavarsi con gabinetto molto molto rustico all'esterno e dunque capisco i progressi e confronto le abitudini. L'acqua è per la Valle d'Aosta una risorsa importante e anche se siamo nel cuore delle Alpi il clima particolare rende scarse le precipitazioni con livelli bassi di piovosità. Per questo l'acqua è sempre stato un problema: lo si vede dalle canalizzazioni grandi e piccole che si ramificano sul territorio, compresi quei "Ru", costruiti con ardite soluzioni architettoniche tra il XIII ed il XV secolo, che servono a portare acqua delle valli laterali verso i terreni agricoli da irrigare sui pendii aridi della valle centrale talvolta con percorsi lunghissimi captando le sorgenti alla base dei ghiacciai. Chi conosca Aosta sa bene come sin dalla fondazione di Augusta Prætoria - ed i romani con gli acquedotti ed i canali ci sapevano fare come dimostrato dal capolavoro del ponte-acquedotto di Pondel a Aymavilles - la rete idrica della città era un modello, così come la gestione delle acque irrigue. Oggi sappiamo bene che per migliorare le cose nella captazione e distribuzione dell'acqua ci sono ancora molti lavori da fare anche sulle reti esistenti per rendere il sistema idrico regionale più efficiente e non per evidenti ragioni di efficacia e di risparmio, ma anche perché il clima che cambia potrà crearci dei problemi seri. Il caso più eclatante sarà - se non ci saranno misure vere per ridurre l'impatto delle attività umane sul cambiamento climatico - la scomparsa in modo progressivo dei ghiacciai, che sono non solo caratteristica del nostro panorama alpina, ma sono anche una preziosa riserva d'acqua. Questo significa, comunque vadano le azioni di contrasto al riscaldamento globale, che anche la politica valdostana deve occuparsi, come una priorità a beneficio delle generazioni future, del "problema Acqua" con logiche di pianificazione dei lavori necessari e alcuni sono in corso, ma anche agire su un cambiamento di mentalità rispetto all'uso di questa risorsa. Basti pensare all'uso per l'idroelettrico, per l'innevamento artificiale e alla necessità di mantenere efficace l'acqua per le campagne e per il consumo umano e per la vita degli animali, oltreché per uno scopo paesistico indispensabile per una Valle turistica. Sapendo che molti interessi ruotano attorno all'acqua, che va giustamente considerata un "bene comune" per evitarne usi sconsiderati, ma la gestione deve essere efficace, perché ogni spreco è un delitto.