Seguo con interesse questo dibattito in corso sulle molestie sessuali, nato per via di un produttore di Hollywood - una specie di orco assatanato - che ci provava con le attrici che avevano a che fare con lui e la lista che non finisce più dimostra un comportamento da psichiatria. Da un caso singolo siamo ormai ad un gruppo nutrito di personaggi simili e non solo nel mondo del cinema, che dimostrano pulsioni inarrestabili. Certo è che - con tanto impegno a molestare, se non a compiere veri propri stupri - dovevano essere tantissimi a conoscere le tendenze di questi assatanati oggi all'attenzione delle cronache. Ma, si sa, nella ferrea morale americana tutti gridano agli scandali solo quando scoppiano pubblicamente, mentre prima si è davvero tolleranti di quanto solo si bisbiglia. Si passa dal silenzio complice ad eccessi da caccia alle streghe, che rischiano di trasformare in ridicolo un tema invece serissimo, che riguarda il comportamento degli uomini di potere (ma non solo...) verso le donne.
Le vittime - sia chiaro - sono sempre vittime, ma non si può negare che nel grande vortice delle rivelazioni c'è chi rinvanga vicende di decenni e decenni fa, senza testimoni, e ciò rischia di apparire non solo debole per il tempo trascorso senza che nulla si dicesse su fatti gravi, ma esiste anche la possibilità che qualcuno consumi piccole vendette ex post. Sapendo appunto che basta solo un venticello per fare in modo che l'eventuale calunnia resti appiccicata a chi non ha alcun mezzo reale per difendersi. Monica Bellucci, attrice italiana che ha girato anche il mondo, osserva come ci sia una differenza fra una "molestia" ed una "avance" e vorrei su questo, alla fine, ci si intendesse, restando sempre buono il fatto che bisogna creare le condizioni perché ogni reato venga colpito, dando alla vittima la possibilità di non sprecare il suo coraggio (il suo dovere?) in caso di denuncia nell'immediatezza dei fatti. Bisogna consentire, nelle regole necessarie per convivere serenamente, di capire bene come ci si debba comportare e parlo della normalità, non della patologia, che come tale va colpita. Quando ero ragazzo le avances avevano un proprio galateo. Dalle timide iniziative nella sala buia di un cinema con la mano sudata a cercare quella di lei (in caso di diniego la sua restava una mano morta) ai famosi lenti in cui, cingendo la dama, si abbracciava con un pochino più di energia per vedere la reazione della partner, dalle telefonate alla ragazza da corteggiare in cui si cercava di essere dei simpaticoni prima di vedere se fosse disponibile a uscire per una pizza al gioco di sguardi in compagnia che poteva essere la premessa per dire «vieni a fare un giro in moto?». Personalmente, anche quando avevo ruoli pubblici, non ho mai "fatto il furbo" sia per una questione di educazione che di sostanza. Che gusto ci può essere ad assecondare voglie tue o - questo c'è stato - disponibilità sue quando si era di fronte non ad un'attrazione reciproca ma di un eventuale mercimonio? Non lo dico per moralismo e sapendo anche che ci sono politici locali che se esplodesse un "caso molestie" in Valle si farebbero pallidi pallidi, ma perché ritengo che nel rapporto fra l'uomo e la donna ci debbono essere punti fermi, almeno laddove si ritiene che elementi di civiltà basilari facciano della parità di genere un caposaldo. Per cui benvenuto ogni scandalo che serva a crescere, ma sapendo che in troppe delle rivelazioni odierne vale un principio giuridico che è sacrosanto, cioè la prescrizione di un reato Per le vicende fresche che ci pensi la Giustizia più che i processi sommari in televisione o sui giornali. Per il resto che trionfi non solo la rudezza del codice penale quando ci si trovi di fronti a reati veri propri, ma anche il buonsenso dei comportamenti da parte degli uni che delle altre, fatto di rispetto, educazione e anche dalla capacità di dire «no» di fronte ai prepotenti di turno.