Va bene, capisco che può capitare di fare associazioni di idee bislacche. Ma in fondo ogni pensiero può avere un capo e una coda e si può anche montarlo sulle ruote quadre. Torno sulla primavera che irrompe e con essa tanti pensiero positivi. Mi sono rotto un braccio qualche tempo fa, per una caduta stupida, e ho avuto qualche noia per la calcificazione della frattura per via di una carenza di vitamina D, che pare sia comune in Valle d'Aosta e nel resto delle zone alpine. Leggevo a questo proposito sul giornale romando "Le Matin", quindi su un campione simile alla Valle: "le quarante pour cent de la population serait carencée en vitamine D, une proportion qui grimpe à soixante pour cent en hiver. Répandu et sous-diagnostiqué, ce déficit tend à s'accentuer après cinquante ans".
Poi la spiegazione su che cosa sia questa vitamina: "Il s'agit en réalité d'une hormone, rappelle Idris Guessous, médecin responsable de l'Unité d'épidémiologie populationnelle des Hôpitaux universitaires de Genève: «Notre corps la produit lui-même». Elle a un effet bénéfique sur la force musculaire et elle permet la fixation du calcium et du phosphate dans les os, indispensables à leur solidité". Poi una spiegazione sul da farsi, che io ho risolto grazie ai preziosi suggerimenti di cura del dottor Carlo Rosa, specialista della materia all'ospedale di Aosta: "Pour le corps, la manière la plus simple et la plus efficace de fabriquer de la vitamine D passe par une exposition au soleil. Les rayons UV, lorsqu'ils atteignent la peau, déclenchent la synthèse de la vitamine D. Un processus auquel contribuent ensuite le foie et les reins. Il est recommandé de s'exposer au soleil, sans crème, environ vingt minutes par jour, visage et bras découverts". Vedi: finalmente una spiegazione scientifica al mio côté da lucertola, che forse viene davvero - dopo un inverno rigido e una primavera fredda e piovosa - da un desiderio fisico di ricavare in modo naturale questa benedetta vitamina. Credo di non essere il solo. L'altro giorno ero con il sole a Tsanté de Bouva, l'area attrezzata di Fénis - esempio eminente di uno spazio verde senza troppi fronzoli che fa del bene alla popolazione - e osservavo, in un campetto improvvisato, vicino all'anfiteatro all'aperto, un gruppo di ragazzini. Bastava un pallone e i giubbetti a fare da delimitazione della rispettiva porte per giocare a calcio. E mi veniva in mente come il bel tempo accenda ricordo come questo delle mille partitelle dell'infanzia. Poco più in là c'erano le reines che combattevano: anch'esso segno di cosa sia l'arrivo della bella stagione ed a pochi chilometri, lungo la pista ciclabile già percorsa da persone in bici e a piedi, c'erano due squadre di tzan a sfidarsi. Ieri al castello "Baron Gamba", uno degli ultimi castelli costruiti in Valle, con un parco aperto al pubblico con una varietà di piante dal mondo, che dimostra come i maggiorenti di un tempo fossero attenti a questi loro giardini, oggi goduti dall'intera popolazione. Sul prato gruppi di ragazzi a chiacchierare, persone anziane sulle panchine a leggere od a fare cruciverba. Coppiette di diversa età a passeggiare lungo i viali con una natura attorno improvvisamente in fiore, come se non si aspettasse altro nello scenario di quelle che Giosué Carducci chiamava - evocando la neve, quest'anno ancora abbondante in quota - le «scintillanti vette». Ma certo vien naturale pensare ad una speranza: che la primavera possa essere una multivitamina per questa nostra Valle ferita e deperita. Confermo che mi sono stufato di denunciare le malefatte, anche se so che bisogna mettersi a lavorare conoscendo lo stato dell'arte e anche purtroppo le condizioni di degrado e di sfacelo. Tuttavia appartengo ad una scuola di estrazione familiare: quella di rimboccarsi le maniche e non stare, fatto questo, con le mani in mano in uno stato di passiva inutilità. Aveva ragione, con una battuta fulminante, Ennio Flaiano: «Ha una tale sfiducia nel futuro che fa i suoi progetti per il passato». Io con il passato ci faccio i conti, mi serve moltissimo per imparare, per distinguere programmi seri da buone intenzioni prive di profondità. ma poi appunto guardo avanti e non indietro. La potremo chiamare una primavera valdostana?