La Politica genera sentimenti? Certamente: mai come di questi tempi ciò avviene con chiunque si parli e di conseguenza appare evidente l'esistenza di una vasta gamma di diverse reazioni possibili al solo evocarla. Sapendo che "sentimento" è una parola antica ed è fra quelle che nel tempo hanno cambiato il significato. Tullio De Mauro e Luca Lorenzetti, famosi linguisti, hanno predisposto per "Rai Educational" questa scheda: "Nella radice della parola sentimento - le cui origini risalgono al latino del Medioevo - è ancora riconoscibile il significato di sentire, che anticamente aveva un valore differente da quello odierno. Per Leonardo da Vinci i muscoli ricevevano il sentimento dai nervi, e ancora all'inizio dell'Ottocento, Leopardi chiamava sentimenti principali la facoltà del vedere e dell'udire: erano quindi considerati sentimenti quelli che noi definiamo sensi, o la capacità di percepire sensazioni fisiche".
"Questo antico valore della parola "sentimento" è rimasto in alcune locuzioni - continua la scheda - come perdere i sentimenti cioè svenire, o come uscire di sentimenti ovvero perdere la pazienza. In passato, il sentimento era anche la capacità di intendere, la comprensione di ragionamenti, segni o simboli. Oggi, il significato di sentimento ha sfumature diverse: ciò che si sente non è più una percezione fisica, ma uno stato d'animo, un'emozione che possiamo comunicare, e noi chiamiamo sentimenti l'amore, l'amicizia, la rabbia, la nostalgia. Si dice che i sentimenti si provano nel senso dello sperimentare o del gustare e si può parlare di sentimenti al plurale per indicare il modo di pensare e di comportarsi, cioè la morale, ovvero i buoni e i cattivi sentimenti. Usato al singolare, il sentimento è inteso come la parte dell'animo che riguarda le emozioni, e che spesso si oppone alla ragione: si può dire, ad esempio, che le decisioni importanti non dovrebbero mai essere prese sull'onda del sentimento". Insomma i sentimenti possono essere innumerevoli e mutevoli: gioia, allegria, gratitudine, compassione, per citare quelli positivi; ma vi sono anche quelli negativi come rabbia, odio, vendetta, invidia e così via. In Politica, essendo un'espressione come un'altra della vita, posso dire - per l'esperienza accumulata - di averne viste davvero di tutti i colori, nel bene come nel male. Oggi, per chi ne coltivi la passione e se ne occupi ritenendola necessaria perché è di lì che passa la strada della democrazia, la situazione - nel rapporto con i cittadini - non è per nulla facile. Si sono piantati in profondo, in larga parte dell'opinione pubblica, nel giusto ma anche nello sbagliato a seconda di quale razione ci stata ed a che cosa sia dovuta, sentimenti negativi. Questo favorisce atteggiamenti che vanno da una scelta di indifferenza offesa sino al limitare di un atteggiamento violento di ripulsa, in cui spesso sguazzano personaggi borderline che amano fare gli incendiari piuttosto che i pompieri . E' difficile chiedere, in molti casi, di fare dei distinguo fra gli uni e gli altri e spingere verso aspetti di confronto e di riflessione contro chi si è formato un'opinione che diventa un pregiudizio per partito preso, frutto anche di quella propaganda populista, demagogica, antiparlamentare che è una malattia della democrazia. Ma già il solo dirlo genera diffidenza e persino dileggio, come se la Politica onesta e fattiva fosse impossibile averla e chi indica la necessità di impegno e partecipazione rischia di essere visto come uno spacciatore di frottole o un venditore di fumo. Eppure questo fossato, che spinge verso l'astensionismo o verso il voto rabbioso antisistema privo di prospettive, va colmato per evitare che dal male si passi al peggio. Provo anch'io a spingere verso questa necessità di trovare un equilibrio per dare speranza a chi crede nella cosa pubblica e nelle istituzioni anche in una Valle d'Aosta in cui molti non si interessano più o seguono strade senza uscita o si rifanno a slogan vuoti e al sentito dire. Non è facile e ci si sente come Don Chisciotte contro i mulini a vento. Ma ha ragione Gesualdo Bufalino, quando svela quanto il cavaliere errante di Cervantes seppe - a proposito di sentimenti - vedere più con il cuore che con gli occhi: «Lodato sia don Chisciotte! Che seppe con tanto anticipo di secoli riconoscere un furibondo gigante sotto la maschera di un innocente mulino!».