Ogni estate, quando faccio radio più del solito, scavando nella realtà valdostana alla ricerca di spunti utili per l'oretta di trasmissione - che quest'anno dura per quattro settimane consecutive - mi viene in mente il passaggio in "Alice nel Paese delle Meraviglie", in cui Lewis Carrol propone questo dialogo, sempre al limitare del surreale: "Alice sorrise: «Non ha senso tentare», disse, «non si possono credere cose impossibili». «Direi piuttosto che non hai molta pratica», disse la Regina, «quando ero più giovane, lo facevo sempre per mezz'ora al giorno. Alcune volte ho creduto fino a sei cose impossibili prima di colazione»". Già le cose impossibili! Credo che ognuno di noi abbiamo un certo campionario. Io, trafficando su Internet, ne ho trovate alcune - e le consiglio - su un sito assai simpatico.
Ne cito alcune. Spalmare una zanzara sul muro (mi spiace, vecchia mia) per poi prenderla con le pinzette e urlare per tutta la casa che ora puoi riprodurre il "Jurassic Park"; entrare in un rettilario ed ostinarsi a parlare in serpentese con lunghe soste a tutte le teche; farsi commissionare un autoritratto che poi custodirete gelosamente in soffitta, minacciando chiunque tenti di avvicinarcisi con frasi criptiche come «Non vorrai mica farmi invecchiare prima del tempo...»; chiudersi nell'armadio quando sta per passare qualcuno e subito dopo uscirne guardandosi intorno con aria spaesata, balbettando qualcosa del tipo «Ma quanti anni sono stata a Narnia...?». Ma trovo anche, in una logica generale e dunque senza autori, anche banali cose impossibili da fare con il proprio corpo (io una riesco a farla e lo dirò dopo che le avrete lette). In ordine: non si può alzare un solo sopracciglio, non si riesce a starnutire con gli occhi aperti, difficile leccarsi il gomito, improbo farsi il solletico da soli, impossibile toccarsi la punta del naso con la lingua. Ebbene, quest'ultima cosa io riesco a farla: o per la lunghezza del naso o per quella della lingua o da entrambe... Torniamo seri. Fra le cose impossibili in Valle d'Aosta - oltre ad avere numeri che rendano possibile una governabilità senza ansie - c'è la credibile possibilità di avere un coordinamento delle diverse e varie manifestazioni estive che si svolgono nella pur piccola regione. Si parte da un primo dato ben verificabile: il dimagrire della spesa pubblica ha avuto esiti pesanti sulla programmazione stagionale. Un tempo - lo posso testimoniare - da giugno in poi era un pullulare di iniziative. Ora si concentrano nel fine settimana, ma ci sono giornate intere di vuoto pneumatico, che fanno il pari con la difficoltà di avere informazioni accessibili con facilità. Nei tempi di Internet e delle "app" il sistema informativo valdostano dell'Amministrazione - fatta salva la scomparsa di materiale informativo cartaceo non si sa per scelta o per budget - langue senza modernizzarsi e quel che appare evidente è che fra le cose impossibili esiste il coordinamento fra i diversi soggetti che promuovono in vario modo il territorio. Posso testimoniare, avendoci provato tanti anni fa, come immaginare che ci sia una direzione d'orchestra che metta ordine è compito improbo. Ogni Comune, ogni "Pro Loco", ogni associazione varia, qualunque gruppo più o meno organizzato, tende a massimizzare la propria autonomia. Per cui nello stesso giorno a tiro di schioppo un turista od un residente deve fare i conti con concorrenze sleali gli uni con gli altri e se, come dicevo, in certi giorni il calendario di appuntamenti è vuoto ci sono poi circostanze ridondanti in cui scegliere è difficile, a meno di fare la pallina del flipper e muoversi freneticamente sul territorio. Un coordinamento, senza logiche impositive, ma trovando soluzioni intelligenti per evitare sovrapposizioni dovrebbe essere la normalità. Per altro esisterebbe - tipo per mostre, concerti, presentazioni di libri - un sistema di risparmio, facendo girare sul territorio, laddove non esista concorrenza fra località. Insomma: roba concreta, senza grandi svolazzi di fantasia. Ma, si sa, certe cose piccole piccole diventano grandi come delle montagne, quando non si riesce a fare quanto dovrebbe essere facile: discutere, dialogare e trovare soluzioni convincenti e fruttuose.