Non ho mai scelto le mie amicizie in base al credo politico, malgrado la politica abbia dominato gran parte della mia vita. Credo che conti più l'intelligenza e la simpatia delle persone che si decide di frequentare e, per altro, nel corso di una vita esiste un vasto turnover. Per cui mi capita di discutere con persone che hanno come brodo di coltura certi pensieri sbagliati sul fascismo o per ragioni familiari di persone care nostalgiche del Ventennio che hanno passato il virus o perché simpatizzano per ragioni varie, specie in tempi come questi in cui i "social" diffondono fake news assurde per illustrare Mussolini ed il suo Regime. Talvolta mi impegno a discutere su argomenti che credo di conoscere bene e - di fronte a chi è davvero zuccone - finisco per troncare le discussioni per inutilità di fare sforzi cognitivi con chi ha nel cervello informazioni strampalate.
Prendiamo con un sorriso quanto ha scritto Ferdinando Pessoa: «Nella vita attuale il mondo appartiene solo agli stupidi, agli insensibili e agli agitati. Il diritto a vivere e trionfare oggi si conquista quasi con gli stessi requisiti con cui si ottiene il ricovero in manicomio: l'incapacità di pensare, l'amoralità e l'ipereccitazione». Ho presente alcuni casi di scuola. Ma veniamo al punto e ad un libro da leggere e forse da imporre a tutti quelli che da soli o abbeverandosi di baggianate sul Web dicono - che è il titolo del libro di Francesco Filippi, edito da Bollati Boringhieri - "Mussolini ha fatto anche cose buone". Prima che il filofascista, il neofascista od il negazionista si ecciti preciso il sottotitolo: "Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo". Filippi, una laurea in Storia sociale ed una in Filosofia della Storia, si occupa di formazione, didattica storica, ed è un trentino pragmatico e smonta una ad una le tante bufale della propaganda che attornia di diverse aureole Mussolini in una temperie di revisionismo storico. Rileggere la Storia è un dovere, falsarla un delitto. Il libro è esemplare sin dalla prefazione dello storico torinese Carlo Greppi, che non a caso ricorda il percorso diverso di una Germania che ha scavato a fondo nella riflessione sul Nazismo rispetto ad un'Italia "perdonista", che ha difatti agevolato certi rigurgiti che oggi ammorbano la nostra democrazia. Ci vogliono dunque cultura e informazione e Greppi cita Renzo De Felice: «I fatti sono assai più eloquenti e persuasivi delle filippiche di certo antifascismo da comizio e di tante schematizzazioni che fanno acqua da tutte le parti». Filippi acqua non ne fa e, con la pazienza di un orologiaio, smonta meccanismi imperfetti di propaganda vecchia e nuova e, per chi volesse approfondire, c'è un potente apparato bibliografico, argomento per argomento. La logica è segnalare la reale portata della nota frase all'inizio della premessa, che ricorda la filosofia del ministro della Propaganda nazista, Joseph Goebbels: «Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte, e diventerà una verità», cui Filippi contrappone una cristallina verità: «La base di un possibile futuro totalitario passa anche dalla riabilitazione del passato totalitario. Mostrare la realtà di quel passato è un primo passo per evitare che quel passato diventi futuro». L'autore, in modo schematico, smonta dunque una serie di balle di «quando c'era Lui». Elenco: non è vero che il sistema pensionistico, la tredicesima e la cassa integrazione siano frutto del fascismo; la storia del "Duce bonificatore" delle zone paludose non è da prendere sul serio per i risultati raggiunti ma è frutto della propaganda, accompagnata dalla nascita di città del regime come Latina; neppure va ascritta a Mussolini la nascita e lo sviluppo del sistema delle case popolari, trattasi di tam tam infondato; altra storia da smentire è che il fascismo seppe ricostruire in fretta le zone colpite da terribili terremoti o che si debbano al regime fantomatiche reti autostradali o stradali, semmai arrivate nel dopoguerra. Ancora più facile da smontare il Mussolini "difensore della giustizia" in un regime liberticida, così come il mito della sua onestà personale facilmente smontabile per una vita ambigua e con sospetti cambi di schieramento che denunciò non a caso quel Giacomo Matteotti ucciso con sua piena assunzione di responsabilità da parte del Duce. Non è vero poi che il fascismo sconfisse la mafia, che l'economia italiana fosse brillantissima in epoca fascista, che l'autarchia sia stata in fondo un successo e che gli italiani allora fossero più ricchi di oggi. Tutte balle! Caliamo un velo pietoso sull'immagine di un Mussolini che avrebbe valorizzato la donna, che semmai era considerata solo buona per fare figli, idem la tragica vulgata di chi dipinge Mussolini come grande condottiero ed eminente statista, oscurando la realtà con esaltazioni che paiono ridicole. Filippi smonta in più altre storielle, come quel del "dittatore buono", ricordando quanto fosse razzista ben prima delle leggi contro gli ebrei nel corso della violenta campagna coloniale, citando anche i misfatti in Alto Adige contro i sudtirolesi nella esaltazione bislacca della «razza italica». Mussolini - lo dimostra un ampio capitolo - disprezzava gli italiani e certe frasi fatte (treni in orario, classe politica onesta, crescita demografica, grandi scoperte scientifiche) sono semplici menzogne. Per chi voglia avere elementi probanti per divertirsi con i "disinformatori" da strapazzo godetevi la lettura del libro!