Ogni volta che mi è capitato di vedere quelle creature meravigliose che sono gli stambecchi non ho potuto che pensare a questo membro della famiglia della mia bisnonna, cui va il merito di aver lanciato l'allarme che portò alle forme di protezione di questo animale Mi riferisco a Joseph Zumstein De La Pierre, nato a Noversch di Gressoney-Saint-Jean il 24 marzo 1783, morto nello stesso luogo il 9 gennaio 1861, fu anche membro corrispondente della "Accademia Scientifica Reale di Torino" e membro d'onore dell'"Istituto ducale per la caccia e la gestione forestale di Sassonia Gotha - Meiningen". Fu uno dei membri della spedizione cui si deve - tappa importante nella storia dell'alpinismo - l'ascensione sulla cosiddetta, non a caso, "Cima Zumstein" (4.563 metri), la terza del Monte Rosa.
E' merito di questa personalità della comunità walser se nel 1821 venne emanato un provvedimento di protezione dell'animale in tutto il territorio dello Stato sabaudo: "L'utilità della scienza de' naturali, ed in particolare della zoologia, esige che con ogni maggior cura si conservino le specie di quegli animali, che trovandosi ridotte a piccol numero d'individui, corrono rischio d'annientarsi. Tale appunto ne' regii Stati è la specie dello Stambecco, detto dai naturalisti Capra ibex". Il re del Regno di Piemonte, Savoia e Sardegna (compreso il "Duché d'Aoste") era Carlo Felice di Savoia e la legge (detta regie patenti) fu firmata suo vicerè (luogotenente generale) Ignazio Thaon di Revel. La sollecitazione era pervenuta pochi mesi prima dalla "Accademia delle Scienze di Torino", allertata sul tema dall'allora ispettore forestale della valle di Gressoney, il già citato Joseph Zumstein De La Pierre in una lettera in tedesco (ripeto: in tedesco), inviata alla "Accademia delle Scienze di Torino" e che qui traduco: «Dotti Signori, avendone motivo quale amico della natura, amante della caccia e suddito, vorrei rispettosamente presentare alla "Reale Accademia delle Scienze" le osservazioni che seguono riguardo all'annuale diminuzione degli stambecchi (Capra ibex). I miei rapporti mi hanno portato nei miei anni giovanili in Germania e specialmente nel regno di Wurtemberg. Ebbi quindi occasione di poter imparare cose di foreste e caccia, che in quel Paese sono seguite con grande intelligenza e ordine, letture, scritti scientifici su foreste e caccia erano la mia occupazione preferita nelle ore libere e attraverso ad essi mi fu possibile procurarmi alcune nozioni che sono importanti per il mantenimento e la conduzione della caccia. Da quattro, cinque anni, tornato al mio Paese, stabilito a Torino, continuai di tanto in tanto a caccia del camoscio e dello stambecco, durante i miei soggiorni in Valle d'Aosta ed a Gressoney, mio luogo natio. Lo stambecco, la più nobile specie di capre selvatiche, abitava una volta in numerosi gruppi le più alte montagne della Savoia, del Wallis svizzero, sul Tirolo e Steyermark, però tutta la sua specie è vicina all'estinzione, se ne trovano ancora solo più sui più impervi ghiacciai della valle di Cogne, che è inserita nella Valle d'Aosta. Secondo le mie pluriennali osservazioni, possono ancora esserci in tutta Europa trenta, quaranta esemplari, facilmente si calcola questa cifra, poiché abitano solo in piccoli cerchi dei ghiacciai e all'infuori di questi non se ne incontrano da nessuna parte. Trenta anni fa fu sparato l'ultimo stambecco abitante sul Monte Rosa, sui ghiacciai della valle di Ayas, che si apre verso Verrès, e nel 1817 fu ucciso sui ghiacciai di Courmayeur attorno al Monte Bianco l'ultimo e più forte (c'è ancora il suo straordinario grande e meraviglioso corno). Trenta, quaranta anni fa si pagava uno stambecco circa 20 -24 franchi, ed ora costa già 10 - 15 luigi. Si cerca soprattutto di averli dai gabinetti di Storia naturale: specialmente gli inglesi ne sono molto desiderosi, ciò può ben essere il più chiaro segno della loro annuale diminuzione. L'Arcivescovo di Salisburgo mantiene nel suo parco animali da dieci a dodici stambecchi e capre, la sua intenzione è di metterne alcuni un po' alla volta in libertà, per fare un tentativo se non sia forse in tal modo possibile popolare di questa specie di capre selvatiche le montagne di Salisburgo, solo con l'invasione dei francesi in questo paese, esse furono inseguite con cani e uccisi nel modo più spregiudicato, e così andò perduto in questi luoghi questo raro tesoro. Nel 1796 lo storico naturalista Girtanner si recò al governo di Torino per cercare se non fosse forse possibile prevenire l'annientamento di questi saltatori delle Alpi, ma fino ad adesso è rimasto privo di successo. In molteplici scritti tedeschi di caccia e storia naturale di D. Bukstein sui selvatici ci si rammarica che questa specie di capre che ancora esiste solo in Piemonte sia vicina alla sua inevitabile scomparsa e che non ci siano cosiddetti mezzi per contrastare ciò. Quando la "Società svizzera di Storia naturale" fece nuovamente a Meinzingen, con due giovani capre di stambecco comprate in Valle d'Aosta, un tentativo se non si possano popolare con queste le Alpi dell'Oberland bernese, che abbiano almeno delle femmine, anche questo tentativo è ugualmente sinora rimasto senza successo. Convinto che la "Reale Accademia delle Scienze" non sia a conoscenza del crescente sterminio di questa specie di capre, ora, orgoglioso che il mio paese solo ancora possegga questo raro tesoro, avverto con devoto rispetto di prendersi cura di questi animali e di voler drasticamente proibire la loro caccia mediante un severo divieto. Questa caccia viene esercitata non solo per passione, ma di più per lucro, non solo per questo sarà molto più difficile raggiungere l'obiettivo desiderato, per il quale posso impegnarmi io stesso quale esperto di caccia al camoscio, e capire se si possa arrivare a contrastare l'impossibilità di avere di questi individui sulle aspre montagne di Sals. In assenza di altri pericoli, solo forti e opportune punizioni possono allontanare l'arrivo di cacciatori di camosci. Sostanziosi e considerevoli premi si possono quindi ben raccomandare a favore di quelli che scoprono un bracconiere e la contemporanea informazione del Sindaco e dei cacciatori che abitano nelle alte valli dei ghiacciai attorno a Cogne, contribuiranno ad un gradito adempimento dell'obiettivo. Voglia ora la "Reale Accademia delle Scienze" mediante un'assennata ordinanza adottare quelle variazioni, che pongano speciali limiti alla graduale scomparsa di questo tanto magnifico animale, affinché esso non vada definitivamente perso sulle nostre Alpi e per l'insieme delle Scienze naturali. Si possa quindi realizzare questo nobile intento e dar seguito alle ansiose aspettative dei nostri insigni studiosi di scienze naturali, e così si adempie anche il più intimo desiderio del rispettosamente sottoscritto che ha l'onore di presentare con attenzione e devozione i propri ossequi alla "Reale Accademia delle Scienze"». Una storia avvincente, che ci porta oggi non solo alla popolazioni di stambecchi in Valle e nel "Parco del Gran Paradiso", ma alla diffusione anche in molte altre zone di stambecchi provenienti da questo ceppo di sopravvissuti grazie alla protezione di questa capra così antica. Una battaglia per la conservazione della specie che non finisce mai e che oggi accentra la sua attenzione sui casi molti elevati di moria di cuccioli di stambecco ed è probabile che, fra le cause, ci sia anche il cambiamento climatico, che siano gli inverni con poca neve che favoriscono la nascita di stambecchini da parte di stambecche ormai di età avanzata che partorirebbero cuccioli più deboli oppure, altra ipotesi, primavere precoci con erba con scarse capacità nutritive per i piccoli di questo ungulato, che ne patirebbero. Resta la figura fulgida di questo De La Pierre, senza il quale forse lo stambecco si sarebbe estinto.