Pare che ogni notte ciascuno di noi sogni. A me capita per lunghi periodi di non ricordarli. Mi sono accorto che quando sono più riposato, ad esempio in vacanza, è più facile che mi restino impressi al risveglio e li possa raccontare. In questo periodo, specie all'alba, mi capita - anche se apparirà strano - di sognare solo storie normali e non fantasie o incubi, come poteva avvenire prima. Non c'è nulla di vigliacco nella placida normalità, anzi può essere un porto sicuro dove rifugiarsi. Ciò vale come non mai in questi tempi strampalati, quando saltano certezze e punti di riferimento e ci si trova molto spesso di fronte all'ignoto, per quanto ci si sforzi di razionalizzare. Una terra di nessuno piena di preoccupazioni e di soluzioni da trovare, piccole o grandi poco importa, in assenza di un orizzonte certo.
Il latino "norma" - radice di "normalità" - è un adattamento del greco "gnṓmōn: asta graduata, regolo, squadra". Interessante perché dimostra, lo faccio come osservazione a latere, come le norme dovrebbero essere cartesiane e certe e non come nell'Italia degli "Azzeccagarbugli", fonte di successiva e continua interpretazione. Lo vediamo nella produzione normativa invasiva ed onnipresente e verrebbe da dire "onnipotente" innescata dalle regole che ruotano attorno alla pandemia. Ma quali tempi viviamo? Vien voglia di guardare a tutti le parole al contrario di normalità e non solo al banale "anormalità". Viene dunque facile usare la parola "eccezionalità", essendo nel pieno di un regime politico d'eccezione che ha persino derogato a banali principi costituzionali. Ci sta anche "straordinarietà" per l'ampiezza quasi clamorosa degli eventi e del loro impatto a partire da aspetti banali della nostra vita sino a cambiamenti sociali ed impatti economici imponenti. Esiste in questo senso un altro contrario: "novità", di fronte al quale ci troviamo come smarriti, dovendo mettere in discussione abitudini radicate. Certo, continuando con i contrari, quanto avviene è in parte "anomalia" ed in parte "disordine" e non si riesce sempre a raccapezzarsi. E si scopre appunto la forza tranquilla della normalità. La normalità è abbracciarsi, vedersi in faccia, fare una festa assieme, muoversi liberamente, scuole tutte aperte, programmare un viaggio. La normalità è non guardare i bollettini drammatici, non avere amici malati o parenti a rischio, è non essere abituati a sentire telegiornali o giornali che gridano titoli. Verrebbe voglia di chiudersi in letargo come le marmotte e svegliarsi in primavera per vedere l'effetto che fa. O si sogna di trovare un aereo che vada sull'Isola che non c'è come Peter Pan o chiedere asilo politico nel villaggio dei Galli di Asterix ed Obelix, protetti da loro e dalla pozione magica. Ci vorrebbe davvero una banca del tempo che ci restituisse tutti i momenti che stiamo perdendo con il giusto interesse o la giusta filosofia di Miguel de Cervantes: «Ieri non è che un sogno e domani è solo una visione, ma ogni giorno ben vissuto rende ogni ieri un sogno di felicità ed ogni domani una visione di speranza».