Torno sul "caso Fedez", che ha avuto anzitutto il pregio di evitare che i titoli della prima pagina fossero, almeno per un breve tempo dopo gli eventi, la solita tiritera sul "covid-19". I fatti sono noti: il cantante milanese ha approfittato del concertone per diventare cassa di risonanza per ottenere la rapida approvazione - sottolineatura legittima - della legge sull'omofobia. Lo ha fatto però con veemenza, attaccando in particolare la Lega con nomi e cognomi, senza - a dire il vero - la possibilità di consentire una replica e questo attenua la solennità del monologo pronunciato nel nome della sua libertà di artista. Ma, assieme a questa sua "ribellione", ha denunciato un tentativo di censura da parte della "Rai" ed è quanto si desumerebbe dalla sua ricostruzione con tanto di registrazione. Dal colloquio telefonico emergerebbe la volontà di attenuare la sua vis polemica, trasformandolo in un batter d'occhio in martire dell'informazione. La "Rai" accusa Fedez di aver manipolato con tagli questa telefonata.
Quel che conta alla fine è la coda polemica sulla lottizzazione in "Rai", compresa "Rai3", dove è avvenuta la trasmissione, i cui vertici - per chi fosse smemorato - sono appannaggio nella più classica occupazione da "manuale Cencelli" di "pentastellati" e Partito Democratico. Ora, di sicuro la "Rai" ha fatto, nella gestione goffa del caso, un autentico autogol e Fedez da cantante "social" con moglie "influencer" è assurto a "maître à penser" del politicamente corretto e della libertà di espressione. Vorrei fare a proposito una qualche sottolineatura. La prima è che il concertone "Cgil, Cisl e Uil" è uno strano modo per festeggiare, ormai da anni, la Festa dei Lavoratori. La logica è quella della militanza in salsa "panem et circenses", cioè della festività e del suo significato si sono perse le tracce e si fa festa, chiassosa e corale, così si prendono due piccioni con una fava. Si ricorda la data e si acchiappa la folla in un frizzante clima anti-sistema, quando i sindacati confederali sono da decenni solidamente inseriti nel sistema ed anzi hanno persino resistito con grande maestria al crollo dei partiti, di cui sono stati per molto tempo cinghia di trasmissione, come si vede dai molti leader passati con facilità in Parlamento. Anzi, per dirla tutta, hanno avuto anche loro un ruolo in quella "Rai" che è diventata alla fine capro espiatorio per stupidità di chi non ha subito detto la verità: Fedez non poteva usare il palco per consumare vendette personali verso chi critica una proposta di legge, com'è legittimo che sia in democrazia, senza essere trasformati in mostri al pubblico ludibrio. Fedez ha poi scoperto l'acqua calda: la "Rai" è lottizzata. Io ci ho lavorato ed ho visto imbucati e raccomandati, neppure bravi professionalmente, come un tempo ci si sforzava di fare. Ho visto - e la Lega lo ha fatto nel solco della peggiore partitocrazia, così come i "pentastellati" - degli incapaci con carriere incredibili saliti di grado con ascensori politici mirabolanti. E lo dico con serenità, perché io - cessata la politica - non ho fatto in "Rai" la carriera che avrei potuto fare, perché nel mio caso i precedenti politici, benché potessero essere utili all'Azienda per l'esperienza accumulata, sono stati un handicap. In certi casi avrei potuto citare Mino Maccari: «L'attività del cretino è molto più dannosa dell'ozio dell'intelligente». Ma ormai poco importa, importa semmai segnalare la pletora di indignati speciali corsi al capezzale di Fedez, che dice le cose che sosteneva il mio amico Marco Pannella decine di anni fa, imbavagliandosi in televisione, mentre altri si spartivano il servizio pubblico con voracità pluralista. La polemica finirà con il giubilare i modesti vertici aziendali e ci sarà un nuovo giro di giostra con un corposo pacchetto di nomine nel nome della meritocrazia. La propria. Allora come non citare il direttore di "Huffpost" Mattia Feltri in uno squarcio illuminante: «Ma il sublime è nello stupore da scoperta della Luna del suddetto arco costituzionale, sono venuti su tutti quanti dalle oscurità della zolfatara a vedere la luce e, accidenti, gli si è illuminata una "Rai" lottizzata, in cui comandano i partiti, in cui agli esecutori si pone il problema ormai istituzionale di rispondere all'editore parlamentare, di compiacere se c'è da compiacere e proteggere se c'è da proteggere, e semmai adesso la faccenda è estesa e avviluppata al punto che fare le due cose contemporaneamente è impossibile. Ora dicono fuori i partiti dalla "Rai", e lo dicono tutti i partiti presenti nella "Rai", lottizzano da decenni e da decenni deprecano la lottizzazione, occupano e deprecano l'occupazione, scivolano sul rasoterra di un "tweet" per la dose psicotropa quotidiana di "like", e per l'esercizio di illusionismo per cui qualche illuso lo troveranno sempre».