Il punto di partenza è che non bisogna mai smettere di indignarsi di fronte a certe ingiustizie e che non si può sopportare che scelte arbitrarie possano trasformarsi in un danno vero e proprio. «I criteri, proposti dal governo, riguardanti le percentuali di occupazione dei posti di terapia intensiva e dei posti di area medica per il passaggio da una fascia di rischio all'altra sono inapplicabili per i piccoli numeri della Valle d'Aosta, che rischia di "chiudere" per soli due o tre pazienti positivi ricoverati nel nostro unico ospedale regionale. Si tratta di un rischio tutt'altro che remoto, considerato che durante la stagione turistica la popolazione presente nella regione viene triplicata». Così il presidente della Valle d'Aosta Erik Lavevaz, commentando il decreto appena varato dal Governo Draghi.
Con tono garbato ma deciso il presidente ha spiegato i gravi rischi che corriamo. Al Governo regionale - nello spiegare l'esito delle trattative - ha ben delineato come il Governo nazionale si sia bellamente fatto un baffo delle posizioni di buonsenso espresse dalle Regioni, compresa la nostra. Lo Stato si fa forte della celebre sentenza della Consulta con cui, nel bocciare la nostra legge regionale sul "covid", ha sancito lo strapotere dello Stato sulle decisioni da assumere in materia di pandemia. Una sentenza rozza ed antiregionalista, che ha svuotato poteri e competenze regionali ed impedito di armonizzare le norme nazionali alle particolari condizioni derivanti da territori diversi rispetto al quadro nazionale. Tema su cui a Roma non ci sentono! Il tutto è peggiorato dalla incapacità di avere norme nazionali concordate con le Regioni, cui viene tutto imposto è peggio ancora ci si limita ad ascoltare proposte ragionevoli mai recependole. Un centralismo brutto ed illogico in barba alla necessaria leale cooperazione buttata alle ortiche. Questo prevedrebbe la Costituzione, ma la stato di eccezione in cui viviamo crea problemi come quelli che dobbiamo affrontare come emergenza nella emergenza per non chiudere tutto troppo facilmente per la stortura dei dati. Per questo in primis i valdostani, a tutela della salute propria e dei propri cari, devono vaccinarsi, ma devono farla anche a tutela della nostra economia contro rischi di focolai che portino a lockdown e affini. Ma dobbiamo anche lavorare sulle potenzialità dei tamponi che danno 48 ore di libertà a chi non è ancora vaccinato. Si tratta di coprire diverse esigenze per i turisti che arriveranno i queste settimane, ma si tratta di situazioni sempre in subordine rispetto all'imprescindibile e civile gesto della vaccinazione. Sul piano politico e giuridico bisognerà ragionare su come reagire ai diktat governativi a tutela dei nostri diritti derivanti dall'Autonomia speciale che non può essere sempre calpestata. In primis bisogna modificare il decreto legge in fase di conversione in Parlamento, ma questo ennesimo affronto deve far riflettere.